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Sull’Essere Universo

In questo universo gli esseri vivono, nel tempo, il tempo. Ci sono t0 (tempo quasi zero) e t(u) (tempo dell’universo). Quando ci si avvicina a t0, sorge il problema di dove e come posizionare densità tendente all’infinito, temperatura tendente all’infinito, tempo tendente a zero e spazio tendente a zero, quindi, due parametri tendenti all’infinito e due tendenti a zero.

Per chiarire il discorso sulla natura dell’essere e sulla Natura di Dio, va definito, prima di tutto, il rapporto tra infinitesimale e infinito. È un tema complesso, difficile da spiegare con le parole. Per farlo bisogna prima illustrarne alcuni aspetti etimologici, in modo da rendere comprensibile il percorso razionale che ha fatto la mente nel formularle (1).
Prima di trovare le “parole inutili” è necessario scontrarsi con quanto è stato detto nel passato, nel corso dell’evoluzione, nelle varie scienze. Occorre, quindi, rientrare nel tempo (da zero agli anni vissuti dall’universo) concepire una matematica finita e procedere verso l’infinito, con una eternità dubbia. Abbiamo zero e 14 miliardi di anni (tempo), poi abbiamo la variabilità di tutte le velocità dell’intero sistema. Variando la velocità, varia lo spazio, cambia la luminosità, cambiano tutti i parametri.
Dire che l’energia tendente all’infinito dell’Inizio (Big Bang) e la densità tendente all’infinito in uno spazio chiuso (lo stesso universo) si “sparpagliano” è una fesseria, perché si otterrebbero densità infinita ed energia infinita (temperatura infinita). È una fesseria dire che l’universo si è raffreddato. Dove è andata a finire l’energia dispersa nel raffreddamento? Forse, aumentando lo spazio, la temperatura si è distribuita (2)? Se la temperatura è infinita deve rimanere infinita. La temperatura è infinita, la densità è tendente a un numero molto elevato (ma non si può dire infinita) e il tempo tende a zero (ma non si può dire che sia zero).
Bisogna vagliare tutti parametri per poter dire, in maniera approssimata, che se riuscissimo a dare la giusta considerazione ai valori di infinitesimale e infinito, riusciremmo a creare l’idea del numero di infinitesimali necessari (infiniti) per proporre un infinito.
Ci vogliono infiniti numeri tendenti a 0,9 per concepire l’infinita creazione: un universo moltiplicato per infinito; in caso contrario parleremmo di numeri che non possiamo nemmeno considerare. Siamo dentro a un sistema chiuso, il cui bordo è costituito da galassie con velocità tendente a quella della luce, che mostrano uno spettro tendente all’ultravioletto. Anche se si tratta di una frequenza in cui non è possibile percepire la luce, questo è il bordo che osserviamo attraverso gli strumenti.
Pensare che lo spazio sia infinito è un errore. Lo spazio è qualcosa che viene creato intorno alla materia, per quanto essa si manifesta. È la dilatazione del punto iniziale (tendente all’infinito, ma limitato all’infinitesimale) di cui abbiamo percorso 14 miliardi di anni luce (tempo illusorio creato dall’essere).
Il discorso necessiterebbe di un minimo di chiarezza per teorizzarne una base alla portata di tutti. Se fosse accessibile solamente a pochi, le formulazioni che contiene porterebbero a una “somma” insufficiente. Si fa una somma per avere maggiore consapevolezza, maggiore coscienza. Se qualcosa viene compresa solo da pochi, vuol dire che è poco vera?
Qual è la reale concezione dell’apparente disarmonia dalla Quiete Assoluta? La disarmonia la si vede nel “punto dall’altra parte”, non c’è disarmonia dalla parte della Quiete dell’Assoluto. L’Assoluto Permane nella Sua Quiete, la Sua Presenza. Qui si ha la Quiete; la Sua Presenza, eccola là. Ma la Sua Presenza parte da un infinitesimale: il foro che Lui Stesso ha stabilito. Se non ci fosse questo forellino, che è un freno all’espansione, in un attimo la Creazione diventerebbe infinita, perché “Al Di Là” si ha Energia Infinita. Come si regola l’Energia Infinita? Come si può frenare? Non la si può frenare né regolare, non si può fare niente. Solo l’Assoluto può. La Perfezione nella Creazione è che Lui stabilisce, in un punto, un tempo tendente a zero per non avere, dall’altra parte, una Creazione che di colpo riempirebbe tutto il concepibile e genererebbe infiniti universi in un attimo.

Se Lui è comunque collegato, come si crea (da questa parte) la disarmonia apparente dettata da causa, effetto e libertà? L’Assoluto è collegato tramite il “foro” al centro della creazione, con un “poco” di energia (ma si tratta sempre dell’energia di un universo) intorno a una “stringa” iniziale. In quel momento viene fornita, in un punto, una quantità incredibile di energia, che poi procede in un’evoluzione che “sparpaglia” un universo intero.
L’Assoluto non è obbligato alla forma di ciò che crea… L’Assoluto è “obbligato” solo a “Una Cosa” (ricordatelo sempre): a Se Stesso. Non ha nessun altro obbligo.
La Volontà dell’Assoluto è nel perdurare a Creare la forma, Ciò è nella Sua Norma. Lui non è Assente a Se Stesso. Anche se non possiamo affermare che non possa Esserlo, per non obbligarlo a Nulla (perché a volte oserebbe far ciò di proposito), si può dire che abbia una Libertà talmente infinita da essere sempre presente a Se Stesso. E Se Stesso è Tutto.
In un assurdo filosofico, che dobbiamo per forza teorizzare, l’Assoluto può scegliere di essere Assente a Se Stesso, ma può sceglierlo solo Lui, non lo può determinare nessuna parte della creazione.
Già con l’atto della Creazione Lui mostra la continua Presenza a Se Stesso. Quindi ciò che si può vedere della formazione energetica scintillante dall’“anellino” che vibra, è la Presenza nel mondo fenomenico che permette la creazione di tutte le particelle, fino all’essere. Nella parte Vuota (Nulla contenitore) in base al tipo di vibrazione, di frequenza a cui suona quella nota, Lui ha l’informazione che trasmette in tempo reale, con Presenza Reale, costantemente, per tutte le innumerevoli stringhe dell’universo intero.
Il vuoto quantomeccanico è una concezione di “mezzo” di trasmissione intermedia, ciò di cui stiamo parlando, invece, è la trasmissione della “Vacuità della Vacuità”. La stringa comunica il “suono” che produce con la sua vibrazione, in ogni Direzione. Dal momento che è un anello, ha due tipi di irradiazione e di informazione: una verso l’interno e una verso l’esterno. Verso l’interno trova lo stesso vuoto della Creazione. Al centro di ogni stringa, che è il confine degli eventi della materia, c’è la contemporaneità della Creazione. Non si può separare. Il confine degli eventi della materia è dentro la stringa, lì teorizziamo la presenza dell’Assoluto perché è la Vacuità della Vacuità… dopo non c’è niente. “Niente” e “nulla” non esistono, per cui, nel momento in cui diciamo “niente” alla fine di tutti i nostri discorsi, significa solo l’Assoluto. Lui è ovunque! Non può significare un’altra cosa. Non c’è altro.
La parte più infinitesimale della creazione corrisponde alla Presenza dell’Assoluto, perché È nel punto iniziale, che è infinitesimale. La Presenza dell’Assoluto è densità infinita e temperatura infinita, anche se è sbagliato dirlo perché è solo in un punto. Sarebbe meglio dire: temperatura di rilevante entità, perché il processo è controllato. Se faccio un foro a una diga, l’acqua continua a uscire finché non raggiunge il livello del foro. È la stessa cosa, solo che nel caso dell’acqua c’è il tempo, mentre nell’Infinito non c’è (Eterno è solo l’Assoluto). Quindi Lui avrebbe fatto un foro… quanto tempo? Quanto grande? Non si può teorizzare più di un infinitesimale perché altrimenti ci si ritroverebbe, come nell’esempio del foro nella diga, con una creazione all’improvviso infinita, con infinite galassie. Invece, la Legge nella Base seleziona il processo di libertà evolutivo, punto dopo punto, attraverso l’informazione proveniente dall’altro orizzonte degli eventi che ha il buco nero. Il buco nero fa un’operazione contraria: nell’assorbire la materia la mette in fila, stringa per stringa (secondo una forma toroidale?). È come una catena. La catena è l’allineamento dei Vuoti interni alla stringa.

La matematica non può essere fredda e sterile, non può non portare a Dio. La matematica parte da Dio e poi (per noi) porta a Lui. È paragonabile all’universo, che nasce da un punto e finisce in qualcosa che ci fa perdere la natura degli eventi, perché spazio e tempo sono “sconfortati” dopo l’orizzonte degli eventi. Se alcuni valori vengono portati a zero, o quasi zero, non sono più “confortati” da leggi matematiche comprensibili e ci si ritrova a chiedersi: “e ora di cosa parliamo?”.
Prima di t=0 di cosa parliamo? Dopo il buco nero, con tutto quello che ci cade dentro, di cosa parliamo? Possiamo parlare solamente di ciò che sfugge a quel punto. Ciò che sfugge a quel punto perdura nel calcolo di quanto è da quasi zero a circa 14 miliardi di anni; di conseguenza, rientra in un conto che si può fare, da questa parte, tramite l’energia emessa dal buco nero (quella che si perde alla fine). Tuttavia, se dalla perdita di tale energia si può calcolare cosa accada a quella che vi finisce dentro, non possiamo sapere in quale dimensione nuova vada, quale informazione porti, né quale nuovo Universo CREI.
Dio non nega il percorso da Lui Stesso a Se Stesso, verso Se Stesso. Ma perché allora la Sua Perfezione non potrà mai essere compresa completamente, in un sistema chiuso, tramite caratteristiche determinate che spaziano in un range da zero a una condizione sconosciuta?
Per potermi affacciare a Lui devo poter esaurire tutti i percorsi, anche quelli scientifici. Ma lo scienziato che arriva ad attingere a Lui deve avere come presupposto, all’interno della scienza, la possibilità di concepire la Perfezione dell’Assoluto. Se lo scienziato parte da presupposti errati, concepisce solo il caos. Se vive un “attimo” di fede concepisce il caos deterministico, se fa un altro passo afferma che “Dio non gioca a dadi con l’universo”. Se fa un ulteriore passaggio oltre, intuisce che Dio non gioca proprio, è solo fatto così. Qualcuno pensa che sia fatto in un altro modo, che ci siano l’inferno, il paradiso e così via… Io vedo solo la terra, chi sta bene e chi sta male, l’inferno e il paradiso ce li hanno tutti gli esseri dentro se stessi. Le teorie, a parole utili, di ciò che non si vede non vanno bene.
L’essere, per mantenere la propria libertà (perché così vuole l’Assoluto), deve poter percorrere le innumerevoli strade. “Innumerevoli”, ma non infinite, perché un universo è limitato dalla struttura delle leggi. Si potrebbe obiettare che un essere può prendere qualsiasi direzione. Sì, ma da infinitesimo spazio fino al bordo del sistema.
Il sistema è limitato dal percorso evolutivo fino a questo momento, cioè 14 miliardi di anni. Il percorso di ampliamento dello spazio-tempo e dello stesso universo suggerisce la tendenza a uno spazio limitato, all’interno di quello spazio è possibile teorizzare solamente percorsi limitati. Stradine che gli asini hanno percorso per primi.
Le strade sono nate grazie agli asini. Tutte le strade! Quando il contadino doveva andare in paese, il somaro faceva sempre lo stesso percorso schiacciando l’erba, e così si tracciava il sentiero. Il percorso dell’asino in questo universo arriva fino al suo massimo ampliamento, non ce ne è un altro. Solo l’asino decide la strada. Una volta percorsa, tutti dietro. Dietro a cosa? All’asino.
Anche se la matematica è complicata per la maggior parte degli esseri, credo abbia degli importanti risvolti di conoscenza. È infatti la scienza che attribuisce alcuni valori alle cose. Se si dicono cose inutili bisogna che siano consone a essere usate in matematica. Altrimenti usciamo troppo fuori dalla scienza.
Parlando dell’infinito e dell’infinitesimale userò prima termini matematici, poi parole inutili, che sono più difficili di quelle utili. Le parole inutili non confortano la comprensione, stimolano l’intuizione.

A mio parere la vera percezione è anti-filosofica. Deve essere così, perché la filosofia a volte soddisfa comprensioni riorganizzate dalla mente che afferra, mentre l’anti-filosofia – quella che state leggendo adesso – è il tentativo di aprire a tal punto i valori, gli spazi mentali, da arrivare a intuire. Non viene dettata una strada, viene indicato, anticipatamente, che è un errore cercare una strada. La strada, se viene identificata mentalmente, non si percorre più con la spontaneità di come si è e di chi si è, ma con il dogma di un’ideologia, una filosofia o qualcosa di peggio.
Parole Inutili è un tentativo anti-filosofico il cui presupposto è che, se teorizziamo mentalmente un evento e lo ricostruiamo con le parole, perdiamo il reale valore di interazione con esso. Se invece l’evento rimane “quello che è”, noi rimaniamo “quello che siamo” e, in questa libera interazione, non mettiamo fra noi e l’evento alcun tramite (la filosofia, l’aver capito, l’ideologia, la mente). Mano a mano le distanze si accorciano e rimane la perfetta interazione, sempre più sottile, con quell’evento. Sino all’identità. Solo allora l’evento è realmente parte di noi, in caso contrario è solo una passeggiata mentale con risultati terribili, a cui diamo valore come asini con i paraocchi.
Se si proteggono alcuni aspetti di sé, si rendono deboli. Perché proteggiamo aspetti del nostro io che crediamo essere “noi”.
Credo che la libertà debba essere conformata ai piani della natura, che non proteggono, ma stimolano all’evoluzione. Le coltivazioni troppo riparate e troppo selezionate sono esperimenti perdenti. Sono necessari la varietà e il ricambio…
L’universo è un Unico Suono, è il Verbo dell’Assoluto, in una comunicazione che è sempre e necessariamente all’interno e all’esterno del sistema stesso, con una continua evoluzione dovuta alla potenzialità della mutazione.
Siamo un insieme di stringhe, siamo quel “composto” di stringhe che crea i nuclei, gli atomi, le molecole… che organizza tutto il sistema. La nostra identità non è fatta di un solo “componente”: siamo un assemblaggio finale chiamato “essere senziente”, pertanto possiamo generare da un componente una funzionalità universale. Non è possibile, partendo dal modo in cui è fatta una stringa, identificare un complesso organizzato. Siamo un “insieme composto” e non possiamo relegare noi stessi alla condizione di una particella a tempo quasi zero, anche se ci compone.
L’informazione Lui ce l’ha tutta. Ciò che rimane è il vuoto, il possesso della nostra libertà è il diritto alla Sua informazione. Ma dato che l’informazione viaggia nel vuoto “quantomeccanico” e arriva sino alla Vacuità della Vacuità, che è Valore Assoluto, Lui ha l’informazione della nostra natura differenziata e libera fino a quando ridetermina il forellino del nuovo universo o dei nuovi universi. I processi evolutivi differenziati nella libertà, proprio perché sono nella libertà, producono vari tipi di universi. L’Assoluto ha l’informazione dei processi evolutivi, e solo Lui può determinare con facilità la continuità del percorso, anche se poi la miscela sempre nel modo dovuto per le libere prospettive evolutive.

Non possiamo pensare a un Universo la cui organizzazione preveda una separazione netta tra i ricercatori e tutti gli altri, perché ci deve essere la libertà dei livelli e ci sarà sempre. Se, per interagire, non si posseggono anche i “livelli bassi”, come si può studiarli allo scopo di aiutare gli esseri? Un Realizzato come fa a studiare se non è “immerso”? Non vedo un’altra possibilità, se qualcuno la vede ce lo dirà… le Vie Innumerevoli Nell’Universo dell’Assoluto.
Dare un valore a ciò che accade nelle innumerevoli Vie è un problema, perché il valore lo dà un essere completamente unito e separato da ciò che è accaduto. Immerso nell’esperimento.
Trovandosi all’interno dell’esperimento Universo, l’essere non è un osservatore neutro. Dal punto di vista scientifico, la posizione giusta per poter dire di essere un osservatore esterno è a distanza infinita. Possiamo dire che sia sufficiente una distanza di oltre 14 miliardi di anni luce? Possiamo essere sicuri che non ci sia un’interazione attraverso il già teorizzato Vuoto Quantomeccanico, oppure attraverso l’informazione di una stringa nata nello stesso sistema? Solo da un altro universo potremmo affermare di essere degli osservatori esterni all’esperimento, ma è impossibile (credo).
Ciò non vuol dire che non si possa procedere nella ricerca formulando varie teorie, possiamo sempre arrivare a un’intuizione che superi il valore dell’osservato. L’intuizione può arrivare ad avere un valore superiore all’osservato perché, a volte, la somma è superiore agli elementi che la compongono. Se non fosse così nessuno scienziato potrebbe scoprire una nuova legge. L’intuizione (la parte dell’intelletto che fa la proiezione di quanto sa) si somma alla forza, all’energia che produce la scoperta scientifica. Teorizzando un “di più” rispetto agli elementi che abbiamo, per proiezione riusciamo a identificare “l’oltre”. In attesa della risposta della Base, dopo la teoria si aspetta la pratica. E qui nascono i problemi.

Un Realizzato, immerso in un esperimento per aiutare gli esseri, chi aiuta? Un altro? Ma per lui non c’è un altro. Nell’Unico Assoluto non c’è “altro”. L’altro c’è per una sola concezione Valida: il rispetto della Sua Libertà. L’altro non c’è per Lui, ma per l’essere; Lo deve distinguere per il rispetto nella separazione dell’altrui libertà. Lo distingue per la Prima Legge dell’Assoluto, che vale più di tutte: la libertà nel Creato è la Sua Volontà.
Per quanto riguarda gli esseri, il rispetto dell’altrui differenza e la capacità di accettazione può portare ad amare. Si deve rispettare la libertà dell’altro di essere come meglio crede. Tante realtà umane di pensiero, al contrario, non rispettano l’altro per ciò che è, ma per ciò che vorrebbero fosse. Per un Realizzato non c’è un “altro”. Non si aiuta nessuno, non c’è nessuno da aiutare… è tutto già perfetto nella Base. Il Realizzato non attende un premio, lo ha già perché ha scoperto se stesso.

L’essere è sottoposto alla condizione della Base, che è quella della “non ingerenza, ma totale influenza” (delle leggi). Perché? Perché devono essere rispettati la regola evolutiva e l’uomo nella sua libertà. L’uomo, però, rispetta le leggi dell’Assoluto senza saperlo perché, altrimenti, sarebbe condizionato alla cieca credenza.
La consapevolezza della Base si conquista, ma è la Legge di Dio. Se questo universo è in un determinato modo, ci si deve comportare secondo determinate regole che chiamiamo “leggi”. Quando uno scienziato raggiunge un’adeguata somma-proiezione delle sue conoscenze e scopre qualcosa, in realtà è accaduto che: la somma delle sue conoscenze lo ha messo in collegamento con la Base; la Base gli ha fatto una “rivelazione”; Lui ha detto “è così!” e ha inventato una nuova tecnologia, ha trovato una nuova legge.
Le leggi dell’Universo sono sempre regolate dagli elementi che lo compongono (l’idrogeno, l’elio, e tutti gli altri). La necessità del sistema, per la sua libertà e per la sua evoluzione, deve essere conformata secondo i mattoni fondamentali. Oggi non sono più gli atomi, i protoni, i neutroni e gli elettroni a essere considerati i mattoni fondamentali, la parte indivisibile della materia, ma le stringhe.

La coscienza, secondo me, viene immessa e calcolata quando è possibile la separazione massima. Siamo la separazione “ottimale”.
C’è stato un processo darwiniano dell’evoluzione (in cui è logico considerare corretta la tesi di Darwin) e un processo di “immissione” della coscienza nella struttura più adeguata (conformata nel miglior modo): la scimmia-umana, la scimmia senza coscienza. La coscienza dell’uomo infatti non è, come nei primati, l’uso dell’istinto e il riutilizzo dei processi di apprendimento. È la determinazione dell’interazione presente nel sistema, che permette all’essere la comprensione di ciò che non si vede, ma si intuisce. Quindi, mente-intelletto e poi Anima! “Poi? Prima!” Questo sistema è già stato “immesso” ora. I tempi, per il tipo di coscienza di cui stiamo parlando, non hanno influenza (3).

Nelle scimmie c’è una separazione. Le scimmie che hanno proseguito il loro cammino hanno coscienza del fenomenico osservabile (fanno un’osservazione sul visibile). La coscienza del non-visibile e del non-osservabile, cioè la “percezione intuitiva”, è invece propria dell’essere senziente, che può svolgere un processo complesso di ricerca su ciò che non si vede. Nessuna scimmia, neanche la più capace, arriva a Dio né arriva a concepirLo. Ma se un essere non potesse concepire ciò che non vede, che tipo di coscienza avrebbe? Dio lo avrebbe preso in giro, perché lo avrebbe creato senza dargli la possibilità di arrivare a Lui. L’essere senziente è in grado di concepire e organizzare il non visibile, ciò che non si percepisce neanche nella causa-effetto, e invece c’è.
Noi concepiamo l’esistenza di una causa-effetto, mentre la scimmia esegue e ripropone, imitando un insegnamento. La sua elaborazione dei dati è per costruire un altro effetto, senza avere coscienza della legge causa-effetto.
Tutto diviene eterno se l’osservatore è eterno. Se, nel deserto del Sahara, vedessimo uno scorpione attaccato e divorato da un cobra, quell’evento diverrebbe eterno perché lo abbiamo visto! Se non lo avessimo visto non sarebbe potuto diventare eterno, perché non ci sarebbe stato nessun osservatore reale.
La capacità intuitiva dell’essere è di teorizzare l’evento: se l’evento è accaduto e noi non lo abbiamo visto ma lo abbiamo teorizzato, quell’evento è eterno. Se siamo eterni ciò che diviene nostra coscienza diviene eterno. Se non fosse così, se voi non ci credeste sarebbe uguale! Siamo fatti per essere felici, cercate quello che volete…

NOTE:

(1) ^ Per chiarificare il percorso delle parole usate in matematica bisogna pensare in modo logico. Va trovato qualcosa di semplice da dire, così che ogni persona, a seconda della propria cultura, abbia una base che le permetta di capire il discorso che si sta facendo. Qualunque sia la scienza.
Se non si ha una base semplice su cui poggiare è complicato andare a leggere certi testi. Nella matematica ci sono presupposti che sollevano punti interrogativi. Chi è appassionato approfondirà.
(2) ^ Secondo le leggi della termodinamica deve essere successo qualche cosa che l’ha “sparpagliata”.
(3) ^ Il tempo è ininfluente perché a livello mentale la coscienza costruisce il tempo illusorio (mente-tempo) in cui sperimentare, mentre in quella più profonda (Intelletto-Anima) non esiste.