Ricerca

Sulla Libertà

Il Realizzato che osserva il fondo della caverna, la stringa con il vuoto quantomeccanico al centro, la ciotola e l’anello d’acciaio con il vuoto all’interno… sono tutte sfaccettature della stessa realtà. Quando osserviamo un essere, pensiamo che il suo parlare e il suo agire siano ciò che pesa, invece ciò che pesa enormemente è la sua concezione del vuoto.
Quando si fa un passo (quello che si vede di se stessi) per quanto si riesca a ipotizzarlo vasto, sarà sempre infinitesimale rispetto a quanto si è “scavato” nel vuoto, nella propria evoluzione, nella Vacuità-Spirito (il vuoto interiore). Per questo alcune difficoltà nella forma sembrano insormontabili, anche se non se ne capisce il motivo. Se si è giunti fino a un certo punto perché non si riesce a fare il passo successivo?
Il proprio limite è ciò che si ipotizza del vuoto dove ci si affaccia, molte volte senza saperlo. Per ognuno il proprio limite è in se stesso, nella sensazione che trae da ciò che teorizza. Chi determina una consapevolezza nel suo percorso, poi viene sempre proiettato, in maniera diversa, alla consapevolezza seguente. Ma i tempi non sono gli stessi per tutti i percorsi e per tutti gli esseri.
Ognuno di noi ha “se stesso” come somma (anche se non la conosce), ma senza i vari aspetti dei tipi di saggezza acquisiti e non acquisiti, con tutte le sfumature della diversità. Gli esseri non conoscono solo quello di cui sono coscienti, e quello che conoscono non è completamente comprensibile.
Ciò che sappiamo è in continua evoluzione e cambiamento in noi stessi. È come fermarsi davanti a uno specchio molto largo e guardarcisi dentro. Ci sono persone che hanno uno specchio stretto un palmo, corrono a cento all’ora e vogliono cercare se stessi. Non trovano niente! Invece se si va lenti, sempre più lenti, le dimensioni dello specchio diventano meno importanti. Se ti fermi, anche se lo specchio è largo un palmo, ti vedi. Gli ottenimenti, le saggezze… una bella favola. Dipende da chi si ferma. Chi si ferma è perduto! Però, se perde ogni io, ogni sé e ogni considerazione illusoria, quando si ferma, si perde, e si perde nell’Assoluto, per lo meno lo spera.

Gli impedimenti servono a fortificare gli esseri alla ricerca. Ricordate sempre che ogni impedimento è un giovamento. Non viveteli come delle “seccature”.
Perché ogni impedimento è un giovamento? Se gli uomini sapessero prendere la vita nel miglior modo, nel modo giusto, starebbero molto meglio di come stanno. Invece soffrono per colpa di ciò che non c’è, che hanno inventato o costruito con la mente. Osservando la realtà ci si rende conto che è diversa da quello che pensiamo. E a volte di tanto.
Se non si conoscono i fatti non è possibile teorizzare niente. Perché allora, senza nessun fatto, a volte si teorizza il peggio del peggio? Perché, nell’analisi degli eventi, si mettono in moto identità costruite, non reali: “io questo… io quello… come faccio, dove vado…” e via di seguito. Si inventano identità fasulle e si vorrebbe che quelle identità creassero la Natura delle Cose. È una costruzione, fatta da un io costruito a sua volta… che senso ha?
Le persone stanno male perché costruiscono la realtà con un io a sua volta costruito. E se procedessero senza gli impedimenti dei legacci, dei legami organizzati dall’io…? Invece costruiscono con la mente una sostanza invischiante (l’invenzione dell’io, del mio, dell’essere), si tirano addosso secchi di bostik e poi si lamentano di non riuscire a camminare velocemente!
C’è già l’impedimento dell’apprendimento, che viene ostacolato in base al destino, alla legge naturale dell’evoluzione. Esiste già di per sé l’impedimento. Ogni impedimento è un giovamento, altrimenti l’Assoluto giocherebbe a impedire la Sua “creaturina”. Invece, tendenzialmente, la positività dell’Assoluto è che la “creaturina” – Se Stesso in una forma infinitesimale – debba essere libera, quindi, con gli impedimenti che si crea. Qualcuno teorizza “il fato”, “il destino”: “Dio, perché proprio a me!”, “Cosa ho fatto di male!”, “Perché non posso avere una vita come tutti gli altri?”. Gli altri chi? Quelli che stanno meglio di te? Invece di augurarti una vita come coloro che stanno peggio, cerchi la via di chi sta meglio, per diventare il figlio stolto e limitato di un imperatore o un re altrettanto stolto e limitato. Il possesso e la limitazione dovuta all’attaccamento, al materialismo, fanno di te un essere stolto e limitato, mentre l’essere Reale (non nel senso di re, imperatore o regina) già possiede l’intero universo di interazione e d’amore.
Lo stolto va cercando possessi limitati: cose, ori, averi, terreni… e perde il possesso dell’intero universo. Ti “contenti” degli onori dell’Assoluto? Qualcuno potrebbe dire: “Ma quelli neanche si vedono! Di certo non portano a vivere la gloria e l’onore dei grandi re…”. Pensa per te! Fai l’imperatore, fai quello che vuoi… per il ricercatore è meglio bearsi dell’universo che possiede interiormente, che va oltre la mente, gli io, gli impedimenti e la “colla” (gli attaccamenti).
Fate un confronto tra il vostro pensiero (con tutti i suoi dubbi, sospetti, teorie, debolezze) e la realtà dei fatti. Così vi renderete conto della natura della mente e le direte di non disturbare più, tanto non serve a niente. “Ogni impedimento è un giovamento” è una vecchia frase, ma ora, essendo diversi, le rileggete in modo diverso. Ricordate che per tutto ciò che riguarda gli esseri umani vince la Legge di Dio, punto. Soltanto che la Legge di Dio non La conosciamo…

Quando si arriva alla Realtà e si possiede veramente la consapevolezza della Talità, non si può dire altro che: “sì, hai ragione. È proprio così!”. Non si danno più risposte di altro tipo. Una volta realizzato l’Obiettivo, per un saggio esiste un’unica risposta da dare: “sì, hai ragione anche tu!”. Per cominciare a diventare anche voi un po’ saggi qualsiasi cosa dicano, rispondete: “sì, hai ragione anche tu!”.
Il teorico “altro” è fatto del tuo stesso “impasto”, anche se te ne sei separato disgustato, pensando che fosse una persona del tutto diversa da te, qualcuno con cui “non ti saresti mescolato mai”. Invece sei “mescolato” con lui per il destino del tuo passato, del suo passato, del suo presente… l'”altro” è sempre un po’ te.
Come vedi l’altro? Attraverso i fotoni che rimbalzano sulla sua faccia? Quei fotoni finiscono dentro di te, nei tuoi occhi. Gli sei stato vicino a cena, a pranzo, a colazione, hai respirato la sua stessa aria. Poi ci sono le interazioni delle sensazioni, l’allineamento dello spin dei suoi protoni con i tuoi… quanto lui è “lui” e quanto tu sei “tu”? Ogni essere che incontri nel tuo percorso, è stato sempre un po’ te ed è lì solamente per ricordartelo. Altrimenti cosa sarebbe il corpo delle interazioni nel mondo fenomenico? L’altro è solo la legge nel suo intelletto o è anche un’interazione più sottile dello spin dei protoni e delle stringhe? Come saranno le mie stringhe? E le tue? Ma se le stringhe, tutte insieme in un unico punto, partirono dalla Base per il Big Bang…
Chi vuole fare ricerca deve smetterla di fare lo stolto. Lo stolto lo può fare solo lo stolto, il demone fa il demone, le pulci fanno le pulci, i pidocchi fanno i pidocchi, gli esseri senzienti fanno gli esseri senzienti. Fino a qui tutto a posto, però poi i ricercatori devono iniziare a fare i ricercatori.

Da dove nascono i valori delle parole? Nascono da chi li legge. E perché tutti li leggono in modo diverso? Perché c’è la libertà dei numeri infinitesimali. Da dove provengono i numeri infinitesimali? Sto cercando di risolvere il dilemma dei due infiniti. In realtà, in matematica è errato chiamarli “i due infiniti”, perché uno è un infinitesimale. Qual è il numero infinitesimale più grande? 0,9 periodico. Qual è il più piccolo? Quello da cui dovresti cominciare a contare: il numero più piccolo che esiste dopo “0, infiniti zeri 1″. Quale posizione vuoi occupare nell’infinitesimale? Che cosa è, in realtà, 0,9 periodico? L’Universo. 1, l'”essere infinitesimale creato”, è “0, infiniti zero” e poi “1” (che dovrebbe stare all’infinito). Il numero più grande qual è? Zero virgola nove periodico; “infiniti 9” sono “infiniti universi”. Per divenire infiniti universi bisogna procedere dal numero più piccolo. I numeri infinitesimali partono dall’infinito lontano e giungono in prossimità dell’Uno. Dopo infiniti universi l’essere si approssima all’Uno, ma non diventa mai l’Uno perché l’Uno è l’Assoluto. Diciamo, in maniera un po’ “sempliciotta”, che diventa quasi Uno. La libertà vi lascia scegliere il cammino e i passi, ma se non cominciate a camminare…
Quello che vi capita è matematica o follia?
Leggere queste parole è una disgrazia per chi vuole affermare la propria separazione e unicità in un mondo che attende solamente la sua morte. Esiste l’eternità, dove la morte ha ben poco valore. I vostri nemici? In una prospettiva eterna sono già tutti cadaveri! Certo… chi prima e chi dopo. Gli pseudo-obblighi? Per ora ho scritto i primi 17, poi stabiliremo un cambiamento adeguato ai tempi, agli ottenimenti e a quello che si può fare.

La vita è una “meraviglia” di sorprese, a volte belle e a volte brutte. Però nella Scuola dell’Assoluto (la creazione), comunque vada, c’è sempre da apprendere. Si apprende dal dolore, come dicevano molti, e si apprende dalla gioia, come direi io. Per obbligo siamo costretti a rispettare gli antichi, c’erano prima di noi! Ah sì… “loro” c’erano prima di noi! “Loro”… “altri”! Voi “altri” c’eravate prima di noi “altri”! Chi sono gli “altri”? Quelli che portano a termine i programmi a tempo debito: oggi! Se un essere antico fa un programma, quando lo porta a termine? Oggi! È sempre oggi, gli antichi dicono sempre “oggi”, fino alla fine dell’universo è “oggi”. Cosa hai fatto oggi? Quello che è accaduto.
Imparate piano piano la saggezza, quella che senza dir nulla racconta tutto perché racconta con gli eventi e con le cose. La saggezza racconta con quello che accade. La Base è sempre con ognuno di noi e cambia ciò che vuole nella scuola della vita, quando e come vuole. Non Le importa niente del pensiero, dell’opinione, dell’io, del sé e di qualsiasi altra illusoria concezione nel mondo fenomenico. Il mondo fenomenico è organizzato dalla Prima Legge dell’Assoluto che, pur sembrando tante leggi, è solo Una. L’Unica Legge è la Perfezione dell’Assoluto. Se dubitate di questa Legge, dubitate di tutto.
Avete avuto buone intenzioni? “No. Sono stato male, non mi sono potuto impegnare completamente, non sono stato determinato…”. Sei stato una ciotola oscillante. Date alla ciotola la possibilità di oscillare! Non vi viene chiesta la stabilità! La libertà è anche instabilità, incertezza e dubbio. Ci sono comportamenti consoni alla Base e c’è la necessità di comportamenti disdicevoli. Per dare agli esseri senzienti la libertà di tutte le Vie, non si può eliminare quella dei ”demoni”. Se mi dicessero “Tizio ruba!”, risponderei “va bene!”. Anche se mi dicessero “Tizio è pieno d’odio!” risponderei “va bene!”. Dove mettete la Perfezione dell’Assoluto? Ognuno fa ciò che vuole.
Se rimanete con i vostri io, le vostre separazioni, i vostri egoismi, perdete “l’armonica interazione inconcepibile” che già sta lavorando per voi nella Base! La Perfezione dell’Assoluto lavora per voi. C’è qualcuno che ancora pensa che deve darsi da fare, perché non sa cosa gli può succedere, e si mette in moto… dimentica la parabola degli uccellini… chi pensa a loro? Cinguettano giulivi… c’è sempre chi ci pensa!
La Base è la Legge di Dio e non organizza mai il peggio per noi, non è possibile! Organizza quello che serve in base al livello di ognuno. Per la libertà della separazione, datevi da fare e fate il massimo sforzo. “Questo è il volere di Dio”… si dice; non c’è il volere di Dio in chi lo determina con la mente, il volere di Dio è ciò che accade, senza prosopopea… cos’è accaduto? È accaduto questo? Questo è il volere di Dio.
Imparate un po’ d’ironia (è anche divertente) in modo tale che poi, andando tutto secondo i piani, con la libertà adeguata prestabilita dalla Base, diventerete consoni e organizzati per essere ciotoline più stabili, meno oscillanti. Piano piano, a forza di usare la ciotola, il fondo si consumerà, e si comincerà a vedere l’argilla cotta. Si consumerà sempre di più e quando, finalmente, si romperà non direte: “peccato, si è rotto il fondo e non posso più usare la ciotola”. Direte, come il saggio: “che bello! Non ho più niente da trattenere”. Tornerete a essere bellissime ciotole senza fondo, che hanno per fondo l’Assoluto, e imparerete a rispondere sempre: “sì! va bene. Come vuoi tu” (DA ANELLO).

Vi racconto di nuovo una vecchia storiella. Un giorno un monaco andò dal maestro e gli disse: “Maestro, il Realizzato e la Legge sono la stessa cosa!”. Il maestro rispose: “Sì, sono la stessa cosa”. Il monaco, soddisfatto, andò da un altro monaco che asseriva il contrario, e raccontò ciò che era accaduto. L’altro, incredulo, volle andare ad accertarsi di persona delle parole del maestro e disse: “Maestro, il Realizzato e la Legge sono due cose differenti!” e il maestro rispose: “sì, hai ragione”. Il monaco, a questa risposta, si allontanò soddisfatto. Un monaco anziano, che aveva assistito a entrambi i dialoghi, si avvicinò incuriosito al maestro e gli chiese: “maestro ha dato due risposte contrarie!” e il maestro gli rispose: “Bravo. Hai ragione anche tu!”
Adesso, forse, sarete in grado di capire questa storia. Solo il maestro aveva ragione perché, rispettando la libertà di tutti, ha permesso a ognuno di vivere nel proprio errore la propria libertà. Anche il saggio è fatto così: permette a tutti di vivere nel proprio errore la propria libertà, finché ha a che fare con dei ricercatori. Poi, quando da ricercatori si diventa Realizzati, le risposte diventano quello che si deve fare, non più quello che si sceglie di fare.
Hai fatto una domanda? Hai ottenuto una risposta? Gettala via e opera come ti SENTI. Se la risposta è consona a un Realizzato, poi dovrai comportarti come tale. Se sei un ricercatore, la domanda presenterà tutti gli aspetti della diversità dei ricercatori, quindi anche la risposta presenterà tutti gli aspetti della diversità dei ricercatori. “Ho sentito che hai risposto in questo modo…”, “Ho sentito che sei un cretino!”, risponderei.
Se una persona alta un metro e ottanta, bionda e con gli occhi azzurri, ti chiede di descriverla, le dirai: “sei alto un metro e ottanta, hai i capelli biondi e gli occhi azzurri”. Se poi ti chiede la stessa cosa uno alto un metro e sessanta, con gli occhi marroni e i capelli scuri, quando lo descrivi non può prendersela con te perché all’altro avevi detto una cosa diversa. Se ti metti davanti allo specchio vedrai una cosa, se ci si mette un altro ne vedrà un’altra. Non potete pensare che, parlando a una persona, si dica la stessa cosa che direste a un’altra. Non ve ne siete ancora resi conto?
Anticamente si diceva: “il Realizzato e la Legge sono la stessa cosa”. I saggi e la natura del Big Bang (lo Squarcio) sono la stessa cosa. La Soglia è un problema. Sapete cosa ha di fondamentale? Ascolta tutte le lamentele e non dà credito a nessuna. Se a lamentarsi sono gli innumerevoli esseri degli infiniti Squarci non cambia niente.
L’Assoluto è Perfetto, qualunque cosa tu dica sarebbe stato meglio se fossi stato zitto. Questa è la prima cosa che dice qualcuno che ha la Reale percezione delle Leggi. Si potrebbe dire: “È Perfetto? Fammelo vedere!”. Va bene, evolvi… Vai a vedere. Vai oltre lo Squarcio, divertiti, passeggia, con tutti i “se”, i “ma”, i “forse” e le teorie, gioca. Gioco anche io. Siamo qui per guardare, guardiamo insieme, giochiamo insieme… Non vuoi? Eliminiamo lo Squarcio? Non si può perché poi non ci siamo.
Qualcuno deve pur esserci sullo Squarcio, altrimenti chi fa il Guardiano? Il Guardiano non sta con il fucile puntato a dire al Realizzato di fare il Realizzato, perché quello potrebbe rispondere: “fammi fare il Realizzato come voglio io”. Allora non dire di essere un Realizzato, se lo dici poi devi dimostrare che lo sei. “No, oggi sono impegnato… devono fare di me figurine e incensi da accendere…”.
Io non sono irriverente, sono per me divertente. Pago anche le spese del mio divertimento, in accordo, come tutti, con la Base: nessuno La spiega. Io invento, spiego, e La Base quando serve mi dà una mano. Se non avessimo questo accordo inventato nel tempo…
Se l’Assoluto vi chiedesse: “Che esercito vuoi?” “Il tempo”, rispondete. Lasciate passare un centinaio di anni: ora siete qui… dopo cento anni, quelli che c’erano quando ho detto “ora siete qui” saranno tutti morti. Sarà distrutto l’esercito, senza usare armi. Ecco come funziona, non è complicato.

Senza problemi, com’è? Chi ha sempre problemi costringe chi non ne ha a essere “immerso” nei problemi, altrimenti non saprebbe cosa dire. Volete fare i Realizzati senza problemi? Imparate a conoscere sul serio la Natura delle Cose e la Realtà, poi decidete la cosa migliore (che, speriamo non sempre, per gli altri sarà la peggiore), poi datevi da fare a testa bassa.
“Ma dobbiamo essere cattivi?”. Dopo la Perfezione dell’Assoluto, chi è “cattivo”? Volete vedere quanto è cattivo un saggio? Potreste vederlo, chiaramente allo specchio. Se arriva Belzebù, allo specchio cosa può vedere? Belzebù. Se viene un Angelo cosa vede? Un Angelo. Cosa dai all’Angelo? Quello che gli serve per attuare ciò che ha inteso come cosa positiva per gli altri. Non si può fare diversamente. Per tutti i Belzebù che vogliono l’inferno, stanno studiando, dallo Squarcio, come darglielo (IRONICO). Per tutti gli Angeli che vogliono il paradiso, per sé e per gli altri, stanno coordinando dalla Base il migliore insegnamento (è certo così, anche se non lo diciamo).
Io non sono un insegnante, né un maestro. Il Maestro ce Lo avete ed è coordinato con la Perfezione dell’Assoluto, è la Base. La vostra interazione con la Base stabilirà come è la vostra vita, i vostri insegnamenti. Un Realizzato non partecipa all'”insegnamento”, è immerso come voi nelle cose del mondo, tranquillo e sereno. L’Obiettivo lo avete, probabilmente siete nei dintorni. State sereni perché, se avete fatto un bel lavoro interiore, vi ritornerà. Ricordate sempre la Perfezione dell’Assoluto…
Considero fondamentali per il cammino le ciotole oscillanti, che una volta accettano l’insegnamento e una volta no. Le considero le migliori. Diventeranno presto stabili, dopo gli esami della vita. Che strano: per diventare stabili c’è bisogno del mondo fenomenico con la legge di causa-effetto, di una verifica. Perché? Perché quando si vede che la propria azione, oscillando – a momenti consapevoli a momenti inconsapevoli – va in porto, si dice: “abbiamo fatto bene” e si diventa stabili. Sarà costata cara, sarà stata lunga… per qualcuno è lunga, per qualcuno è oggi. Avete sofferto un po’? Soffrite quello che dovete soffrire, realizzate. Una volta giunti a soluzione positiva diventerete stabili. Ancora per lungo tempo avrete gli “altri”, poi un giorno imparerete che lo state dicendo a voi stessi. Conoscendo gli aspetti della libertà degli esseri, anche nell’altro verso, vi verrà un sospetto. Penserete: “ma se oggi sono arrivato fin qui, forse prima ero là”. E capirete che esiste solamente qualcuno che vi capita per destino nei dintorni e vi rammenta… Quando si rammenta, però, a volte se ne pagano le spese, perché se ci si affaccia allo specchio ci si vede. Molte volte è meglio che chi inizia (a percorrere) l’altro verso non si affacci allo specchio. Chi ha a che fare con lo specchio, vede la propria immagine riflessa… alcuni non la sopportano e cercano di procedere verso le immagini successive. La Perfezione dell’Assoluto permane in tutti gli eventi, dato che la prima Legge è la Perfezione dell’Assoluto nella Sua Libertà.
Hai fatto la tua scelta? Guardati allo specchio. Non ti piace chi c’è allo specchio? Spostati. Il problema è che lo specchio è anche lo Squarcio… spostati dallo Squarcio. Ce ne sono infiniti di universi, in tutti i versi: un universo di qua, uno di là, uno sotto, uno sopra, nelle molteplici direzioni… c’è un universo anche qua. Sei qua? Restaci. Come? Con l’aspetto che hai visto allo specchio. Ho cercato in tutti i modi di spiegare che esiste una “tua” natura libera che fa delle scelte e, quando le fa, le vive. Voi avete compreso probabilmente in altro modo da quello che intendo, provenite forse da un altro sistema evolutivo… in un altro percorso libero avete intuito in maniera differente, sapete e non sapete. Buon per voi, buon per loro, buon per gli altri, perché nella Perfezione dell’Assoluto è tutto buono. Quel che finisce bene o male, è tutto bene. Lasciate che gli esseri scelgano liberamente, finché sono gli “altri”, cercate di non odiarli, poi cambieranno man mano… sono gli aspetti del vostro cammino, non potete odiare gli aspetti del vostro cammino. Siate sempre amorevoli, pur procedendo con la Realtà della dualità Bene e Male. Pensate alla vostra natura duale. Forse riuscirete a concretizzare, con la realtà, la vostra natura più sottile e profonda, la realtà intuita e vissuta… Avete ancora io oscillanti, ed è giusto, ma credo che se riuscirete a “piazzare” buone azioni, per il bene degli esseri, per la fame nel mondo, e a gestire forse la vostra piccola economia a livello di azione profonda, avrete fatto per questa vita un buon lavoro. Chiunque tra voi, ognuno a modo suo. Molti hanno detto: “mi ci sono trovato… mi sembra troppo. Forse questa non è la mia strada”, ma non è che ti ci sei trovato perché non ti ci dovevi trovare. Se sei arrivato qui, è giusto così. È come se ci trovassimo tutti insieme seduti sull’ansa di un fiume a fare un pic nic e qualcuno dicesse: “ah… che bello se fossi seduto con voi a fare un pic nic sull’ansa di un fiume”. Ogni tanto qualcuno mi dice di sentirsi inadeguato a questo percorso. Non capisco, mi viene da ridere… sei arrivato all’ansa del fiume? Sei seduto a fare un pic nic con noi? Se ci sei, ci sei. Certo, bisogna che ti adegui, in maniera consapevole, in maniera graduale, a vedere quello che devi digerire nel pic nic… (nel mondo). Siete simpatici tante volte, guardatevi nel vostro drammatico costruire dolore. Siete abbastanza simpatici. Qualcuno un po’ meno… ma basta farlo affacciare allo specchio. Purtroppo è così. Tutto va secondo i piani stabiliti. Quando vi domandate: “Se non mi avessero disturbato sarebbe andata meglio o peggio?”, ricordate che è andata così come doveva andare. Quindi che inutili parole!