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Sui Passi Disordinati nel Fenomenico, Verso l’Equità (Valore)

Roberta Brandi

Chi pone una domanda segue il processo mentale che lo ha condotto a formularla. Quindi ogni domanda già contiene la risposta, basta sostituire il punto interrogativo con un punto fermo e la si rintraccia. È una questione di punteggiatura.
Prendiamo, ad esempio, la domanda: “mi sembra che non esista il confine, la linea dell’orizzonte è anch’essa illusione?” Se tolgo il punto interrogativo diventa: “mi sembra che non esista il confine, la linea dell’orizzonte è anch’essa illusione”. Questa è la risposta. Per rendere le cose più semplici, cancellate i punti interrogativi dalle vostre domande e sostituiteli con i punti fermi. Troverete risposte perfette.
Non chiedete alla mente risposte! Meditate sulle parole scritte e su ciò che sentite dentro, più che su quanto ascoltate. Uno scritto si può leggere lentamente e si può tornare indietro per leggerlo di nuovo. Il suono apparentemente impegna solo uno dei sensi, in realtà crea un concatenarsi di causa-effetto che non interessa le aree del cervello coinvolte in una sana lettura. Un conto è ascoltare, un altro è leggere. L’umanità sta perdendo il piacere di leggere, non esiste più quel meccanismo che conduce alla ricerca interiore a partire dalla lettura.
Con la parola scritta, non c’è un luogo dove l’ascolto è limitato ai soli presenti, a chi ha la possibilità di muoversi per raggiungerlo. L’apprendimento, quindi, non è ristretto a un gruppo o a determinate persone. Gli scritti vengono pubblicati, e tutti possono leggerli. È un tentativo di usare parole vuote come la pagina bianca sotto. Non lo vedo come un insegnamento: se non c’è chi ascolta, non c’è chi parla. A me fa più piacere sentire il vento muovere le foglie, che la mia voce gracchiare come quella di una cornacchia. Sento più verità nel rumore delle foglie che si muovono, che nelle mie parole. Le foglie che si muovono sono la natura che ci racconta qualcosa, mentre le parole sono un apparente apprendimento che non racconta nulla.
Il quarto tipo di insegnamento non è come il terzo, il secondo o il primo, dove l’accesso all’ascolto è in un certo senso un confine: quello di coloro che entrano in un determinato posto. Anche se le cose dette vengono poi trascritte, quanti vanno a rileggere ciò che hanno sentito in diretta? Pochi! Molti hanno ancora una forte spinta e un grande interesse ad ascoltare parole “in diretta”, ma adesso non c’è bisogno di quel tipo di parole utili.
Questo insegnamento è più una specie di editto. Io scrivo e lo scritto viene pubblicato in un luogo a cui tutti hanno accesso e non in un luogo che contiene soltanto alcuni. Quindi non parlo per qualcuno, ma per chi legge. Poi naturalmente c’è chi capisce e chi non può capire; chi afferra e chi non può afferrare. Certo che afferrare le parole inutili di un folle…! Allora parlo in un determinato modo, a chi voglio io.

Le persone possono essere paragonate a ciotole “rovesciate”, “rotte” o “avvelenate”. Ora, però, mi rivolgo alle ciotole “oscillanti”, traballanti, e a qualche ciotola “stabile”: nell’insegnamento verbale la ciotola ha necessità di essere riempita, ma io non voglio questo. Per me il miglior insegnamento è a ciotole “vuote”, che restano vuote pur versandoci dentro qualsiasi cosa.
È finita l’epoca del maestro del tè. Adesso arriva un altro maestro, il “peggiore” di tutti. È uno specchio, se ad affacciarsi è un assassino vedrà solo un assassino; se ad affacciarsi è un ladro vedrà un ladro; se ad affacciarsi è un guitto vedrà un guitto; se ad affacciarsi è un santo vedrà un santo… Chiunque s’affacci vede solo se stesso.
Diventa un problema per coloro che si affacciano. Sarebbe meglio che non si affacciasse nessuno, così nessuno si vedrebbe. Sapete la storiella dello stolto, a cavallo dello stolto, che insegue lo stolto? Stando a cavallo dello stolto, non lo vede né davanti né dietro.

È necessario passare, in maniera seria, al quarto tipo di insegnamento. Se ancora avete bisogno di parole utili, le parole inutili diverranno utili per voi. Contenti?! Significa che appartenete a un certo tipo di umanità. Poi c’è il confine con chi cerca parole inutili, un altro tipo di umanità. Infine ci sono coloro che, comprendendo che le parole sono inutili, svuotano la tazza e restano loro… loro chi? Ciò che si è, una tazza vuota. Certo, c’è chi la riempie di escrementi perché mangia troppo e anch’io ho partecipato a farlo.
Gli antichi saggi dicevano: “quando gli esseri nascono, nasci con loro; quando muoiono, muori con loro; quando si avvelenano, avvelenati con loro; quando si ammalano, ammalati con loro; e quando vuoi che guariscano, guarisci con loro”.
Si tratta di saggi molto vecchi che ne sanno più di tutti gli esseri senzienti messi insieme. Sono talmente furbi che “specchiarsi in loro” fa male a chi vi si affaccia e si sente solo un essere umano.
Avete presente la figura dall’altra parte dello specchio? È piena di sentimenti, è piena di sé, però appena si sposta sparisce dallo specchio. Io ho tanti sentimenti verso le cose (ironico)… quanti ne ha uno specchio. Sono preoccupato di ciò che vedo, quanto può esserlo uno specchio. Gli eventi che mi passano davanti, li vivo con l’inquietudine che può avere uno specchio, ossia niente, o,ō… Come tutti anche un saggio è un infinitesimo, quindi o,ō1. Così il saggio, così i ricercatori, così gli esseri senzienti comuni, gli stolti, i ladri, gli assassini e via di seguito. Una cosa che il saggio ha imparato è che tutti siamo uguali a un infinitesimo.
Detto ciò, il saggio è già stato una ciotola “rotta” e sa com’è; è già stato una ciotola “rovesciata” e sa com’è; è già stato una ciotola “avvelenata” e sa com’è; è già stato una ciotola “traballante” e sa com’è; è già stato una ciotola “piena” come vorreste essere. A me non piacciono le ciotole piene perché non ci si può versare dell’altro tè. Invece, le ciotole vuote non hanno “misure”, “sistemi”, “modi” e tutte quelle stupidaggini che servono a mettere in moto meccanismi che le impediscono di stabilizzarsi e trovare il proprio valore.
Qual è il valore della ciotola? Il valore della ciotola ha un confine, se stessa. L’unico valore è se stessa vuota. C’è forse un valore “pieno” della ciotola? Il valore di ciò che contiene di volta in volta? Qual è il valore delle cose? Il vecchio saggio nel deserto, mentre stai morendo di sete, non ti riempirà la ciotola di acqua, ma di ori e diamanti. Se invece vai al mercato in cerca di ori e diamanti, troverai solo dell’acqua e il saggio dirà: “ma non volevi bere?”. Cos’ha valore? La ciotola o quello che ci si mette dentro?
Care ciotole scegliete bene quello che dovete e volete essere nella vostra esistenza, e rimanete sempre serenamente vuoti. Apprendete tutto, siate sempre disponibili; siate pronti ad accogliere tutti i tipi di insegnamenti che la vita vi dà, e il quarto tipo di insegnamento vi capiterà all’istante, “tra capo e collo”. Probabilmente accadrà anche il contrario, perché le teorie “a parole” hanno teorie contrarie “a parole”. Nel mondo ci sono i fatti da interpretare, e di nuovo parole! Così procede il cammino della ricerca, dove la libertà degli esseri è di accedere alla rete che collega alla Base. Tutti hanno questa libertà, non c’è niente di nascosto, non c’è niente da nascondere: queste sono le parole, questo è il glossario che permetterà, alla fine, di scrivere il libro con i termini concordati.
Volete conoscere il confine che c’è tra gli esseri? È la contemporaneità dell’infinitesimo e dell’infinito: “voglio essere libero di muovermi dove voglio, che distanza c’è tra me e un altro?”. Infinita. L’Assoluto non dà nessuna limitazione spaziale e temporale alla vostra libertà. Tenetevi a distanza infinita da tutto e vedrete che vi muoverete liberi come volete.
Qual è invece l’eguaglianza di tutti gli esseri? In quell’altro confine, quello con l’Assoluto, dove siamo tutti a distanza infinitesimale da Lui, eccola l’eguaglianza! Rispetto all’Assoluto non esiste nessuno più vicino o lontano di un altro; siamo tutti a distanza infinitesimale, perché l’Assoluto, nella Sua perfezione, ha messo tutti a eguale distanza.
La distanza è la stessa per tutti gli esseri, quale distanza c’è in un universo? Per quanto grande possa essere, è sempre infinitesimale! Rispetto all’infinito, anche l’universo più grande è sempre infinitesimale, è quasi un punto dentro Dio! Il confine è contemporaneamente infinito e infinitesimale, ed eterno (parola che ancora non ho trattato).
L’anello d’acciaio ha un foro, che serve a legarsi con un altro anello. Sono cose che riguardano i ricercatori! Io non sto a guardare se qualcuno è un demone o un angelo. È la Base che organizza le catene. La catena delle stringhe messe in un certo modo crea una posizione particolare che delinea i quanti e organizza spin e particelle che, a loro volta, organizzano le molecole che organizzano un essere, uno stolto che si pone davanti a uno specchio e crede di specchiarsi, di riconoscersi in qualcosa.
Spero abbiate capito l’importanza del comportamento equo, da dove deriva la giusta compassione? Dall’equità! Da dove derivano tutte le parole che studiamo insieme.
Vi ho dato un accenno solo ai primi tre degli undici passi che portano alla Base. Ogni passo è un confine. Solo quando un essere arriva nell’altro confine ha fatto il passo dall’altra parte, ma chi può dirlo se il confine finisce al passo precedente? Poi c’è il passo dopo!… risolveremo anche questa dicotomia! Lo comprenderete vivendolo, se non lo vivrete… continuerete a essere insoddisfatti; solo se vivrete le cose nel profondo ne conoscerete il valore.

Spero che, d’ora in poi, siate molto accorti nell’andare avanti, più coerenti, determinati e organizzati. Tutti possono ascoltare le Parole, non è vietato a nessun tipo di ciotola entrare nel mondo dell’inutile. Il divieto è solamente il confine che l’essere stesso ha posto dentro di sé. Io sono un essere senziente comune, come tutti ho dei limiti e me li tengo. Voi ancora non avete l’organizzazione mentale per capire chi siamo, perché siete abituati a digerire dall’alto verso il basso; per me è uguale, io so “digerire” anche dal basso verso l’alto (scusate, si dice “guardare”). Resto sereno, perché potete tirare tutto il fango che volete sullo specchio ma poi, con una secchiata d’acqua, il fango scivola via e lo specchio riflette il vostro volto. Credete che quel malloppo di fango sia il vostro nemico, ma poi vi viene spontaneo cercare di togliere il fango per sapere cosa c’è dietro. Questo accadrà sempre. Vedremo se lo specchio sarà intaccato dal fango. Nella vita, nel crescere, nell’evolvere e nel capire, l’essere senziente comune si separa, come gli aborigeni dagli scienziati che studiano nel SuperProtoSincrotone (ironico). Quegli scienziati si sono mai incontrati con gli aborigeni? Mi sembra di no. Tutti mangiano alla stessa mensa? Mi sembra di no. Io, come tutti, scelgo con chi mangiare. Di conseguenza è necessario che, quando si mangia, lo si faccia con persone alle quali si vuole bene, che sanno lavorare insieme, che hanno gli stessi obiettivi.

Quando si parla di ricercatori, l’apprendimento deve essere per tutti; aperto e accessibile a tutti. Dire “a me non piace!” è libertà. Cosa mi importa se le parole inutili ti piacciono, se non ti piacciono, se non ti interessano? Vai su un altro sito! Ce ne sono talmente tanti… vai dove ti pare, non sei obbligato! Quello che facciamo è, e rimane, ciò che abbiamo impostato insieme ed è necessario per uno sviluppo sereno del “tutto”, con il piacere di esserci, di vivere e di esistere.
Le ciotole “traballanti” sono bravi ricercatori perché sono furbi: quando un insegnamento non gli piace traballano e si storcono, così l’apparente illusorio maestro (LA VITA) insegna qualcosa e se ne va via (con la morte). Le ciotole traballanti da un lato lasciano cadere ciò che rifiutano, mentre prendono dall’altro ciò che gli interessa. Così si riempiono come meglio credono, ma va bene ugualmente. È giusto fare i furbi con se stessi per capire quello che ci piace e non capire quello che non ci piace, fa parte della natura dell’infinitesimale. Tutto ciò è normale, non è una pecca, è la natura stessa dell’essere senziente libero. Perché chi è libero sceglie. Chi non è libero è uno sciocco? Cerco di farvi capire che le parole di “chi l’ha detto” (cosa ci si fa con “chi è”?) sono parole inutili, ma l’umanità cerca per forza di farle diventare utili. Eh no! L’insegnamento arriverà alla perfezione quando saranno parole buttate al vento. Allora diventerà l’insegnamento perfetto.
La Natura delle Cose la sento quando spira il Vento e muove le foglie. V’è altro da dire? Ha già parlato il Vento! Se c’è qualcosa da dire, la può dire solo uno stolto. Mi fate fare per forza lo stolto. Non è più bello l’insegnamento quando soffia il vento e le foglie si muovono? Così avete la sensazione di essere vivi. E il silenzio? Perché perdete la sensazione della vita nel Silenzio? E voi vorreste vivere perché c’è qualcuno che scrive o parla? O avere la sensazione della vostra vita profonda perché c’è qualcuno che dice delle “cose”? Che orrore! Vorreste ancora far cadere il folle saggio nel tranello di ciò che dice e delle parole che servono? È arrivato un altro tipo di sapere. Mettiamoci d’accordo sui termini, non come fanno gli ingenui che inseriscono il glossario alla fine del libro, dopo aver scritto una montagna di parole che hanno solo il valore che è nella mente dell’autore. E chi lo conosce? Mettiamo il glossario all’inizio, dove si scrive: “questo è il valore delle parole, vuoi leggere il libro? Ma sei sicuro? Sei certo di dover leggere questo libro?” State attenti a non far diventare “utile” quanto c’è scritto sopra, perché poi vi contentate di essere dei GRANDI al decimo livello (1). Volete contentarvi di essere Spirito, al decimo livello? Di essere Realizzati? O volete l’orrore di essere Illuminati? Perché non contentarsi di essere un essere senziente comune, infinitesimale come tutti, proposto nell’eternità in una libertà che è la coscienza continua? La libertà è la coscienza continua.
“Quanta deve essere?”, “Divento un Realizzato e non ci penso più!” Sono stupidaggini. È uguale. “Ma c’è da fare meditazione? E quando la facciamo?” Nel tempo che intercorre fra una vita e un’altra, così meditiamo… su cosa? Se un essere fatto di carne e ossa venisse da me e mi domandasse “che dici, posso andare oltre carne e ossa?”, gli direi “fai un po’ tu!”. Se poi mi chiedesse “Mi dai una meditazione?”, darei una meditazione alla carne e alle ossa. Se poi mi dicesse: “io mi identifico col corpo, mi servirebbe una meditazione per sentire di più le sensazioni”, gli darei la meditazione dello stolto che crede di acquisire una condizione diversa meditando. Sei carne e ossa, ti identifichi a quel livello ed è finita lì. “Voglio andare più nel profondo”, “sì, adesso mediti e ci arrivi…”, come se esistesse un essere che ci è arrivato meditando. È la vita la meditazione, è ciò che vivi, è l’esperienza, è ciò che acquisisci vivendo.
Per tanti anni sono stato obbligato alle scuole della gradualità, mi piacerebbe poter dire: “a me non importa niente di niente e di nessuno, né dei santi, né dei demoni, né dei Realizzati”.
Dov’è un mondo “bello”, “migliore”, “buono” come quello di cui parlate? Il mondo è quello che è. Migliore di cosa? Migliore di migliore, migliore di peggiore? Il mondo è quello che è. “Lo vogliamo migliore!”. Fatemi vedere! Ma gli esseri rispondono “non siamo profondi, non lo sappiamo fare”. E quale insegnamento è? Volete fare l’Angelo? Fate opere buone e sarete angeli. “I pensieri buoni bastano?” Come no, tutti i bambini che muoiono di fame stanno ad aspettare i vostri pensierini buoni… così mangiano, con i pensieri! Adesso penso anch’io “voglio un mondo migliore…”. Ho pensato tanto: i bambini non hanno mangiato, nemmeno io, e il pensiero è stato molto piacevole. La meditazione cos’è? Una passeggiata con i pensieri per arrivare, dentro, a ciò che già siete. Auguri. Complimenti. Avete vinto un premio: voi stessi! Volete un altro premio? Come no… per ognuno di voi c’è un altro se stesso dopo, complimenti… datevi da fare che lo troverete. Dove lo troverete? Lo troverete come lo stolto che insegue lo stolto. Dove pensate di trovarlo? Lo troverete nel vostro modo di essere, di vivere, nelle azioni, nelle risposte che date alla vita. Qualcuno si domanda: “ma il maestro cosa fa?”. Il maestro? Io non sono un maestro, ma se lo fossi stato avrei dovuto essere buono. Un maestro deve essere buono, ma quale insegnamento può dare a chi percorre la strada del male se deve fare soltanto il bravo? Non tutti coloro che si presentano davanti allo specchio sono santi o angeli, a volte capita che ad affacciarsi sia qualche demone… è Uguale! Soltanto che il poverino non lo sa… è Uguale! Poi sente la puzza di fango e dice: “questo specchio è tutto sporco di fango!” Certo, se ci tira sopra il fango si sporca di fango, ma è il suo. A un certo punto della sua esistenza l’essere si identifica col corpo-cadavere: si ricorderanno solo del vostro cadavere e sparirete nel nulla.
Il ricercatore che vuole evitare di essere solo un cadavere deve diventare un anello d’acciaio, si deve rintracciare nella Base, altrimenti che gioco è? Siamo esseri in una continua evoluzione e non dei “reincarnati”, parola che non vuol dire niente. Ricordatevi sempre che l’esistenza è ciò che vivete e ciò che volete diventare adesso, non è quello che gli altri vorrebbero diveniste o foste. Quindi, come ricercatori, siete stimolati a essere quanto vi sentite di essere: un anellino di carta o un anello di acciaio? Avete l’esempio della stringa, dell’anello, di una cosa illusoria, tosta, dura e universale, però con il vuoto al centro. Che meraviglia la ciotola d’acciaio perché, con il “vuoto a perdere”, è sempre vuota, è l’anello di acciaio. Il suo fondo è l’Assoluto. Un altro fondo, io, non lo voglio. Ricordi presi dal Nulla, il mio fondo è la Base. L’unico fondo che un essere deve accettare è l’Assoluto. L’anello d’acciaio ce lo mettete voi e il fondo è l’Assoluto.
Che fatica ricordare milioni e più universi! La ciotola è sempre vuota, ci possiamo inserire tutte le informazioni, le raccoglierà la Base: il computer all’inizio dell’universo. Nessuna fatica, non mi ricordo niente, ma vivo di un fondo che “hai voglia” a raccogliere informazioni. Chi sono? Non mi importa nulla di chi sono. Posso dirvi una cosa? Per lungo tempo farete la catena di acciaio, poi vi accorgerete che dopo la Base c’è un’altra cosa: lo Squarcio e, in Esso, un attimo prima e un attimo dopo l’anello c’è e non c’è. Ma la congiunzione di questo anello con l’Assoluto… volete fare sempre l’anellino di acciaio?
L’unico matrimonio reale è con l’Assoluto quando Lo incontrate, perché è l’Unico vostro Grande Amore. È un matrimonio indissolubile, dell’anello non c’è più bisogno perché i valori sono più profondi, e finalmente diventerete quello che siete: un bel vuoto. Allora vi ritroverete a star bene. Veramente bene, sereni e tranquilli, e di fronte a qualsiasi cosa che accade nell’essere e nell’esistere imparate il significato del mio “è uguale”. Lo so che per voi non è uguale.
La parola “uguale” verrà verso la fine del glossario. Prima ci dobbiamo mettere d’accordo su circa duecento parole. E poi vi spiegherò “uguale” e capirete che vuol dire.
“Chi sei?” È uguale! “E tu?” È uguale! “Piacere!” È uguale. Lo sapete chi è? È sempre lo stesso essere che in un universo fa questo e in un altro fa quello. Vi ricordate “Il Poema dell’Io Senza Tempo”? Il vecchio, il santo, il bambino e l’assassino? È uguale. Oggi forse cominciate a sospettare, a intuire che esiste un “uguale” per ogni essere e l’ultimo “Uguale” per tutti gli esseri. Qual è il valore della parola “uguale”? È la somma di tutti gli “uguale” proponibili in un sistema. Questa somma dà un uguale che è il Terminale Uguale, e non può essere che la somma dell’uguale di tutte le coscienze che ha espresso quell’universo. Quello è “Uguale”. È uguale fino a quanto sono arrivati gli esseri, il prossimo universo saranno di più e l’uguale aumenterà. Ci sarà qualcuno che vi dirà “è uguale” e voi penserete: “di quale tipo di uguale parla?”. Le parole, da utili, diventeranno inutili e andranno bene solo quando saranno la somma della coscienza dell’universo. Qualcuno potrebbe dire: “ma io la somma non ce l’ho!”. Nemmeno io. Fai la tazza vuota, la somma ce l’ha l’Assoluto e, quando serve, te la “Dona”.
Procedete sereni, forse può iniziare il quarto insegnamento, ma questo tipo di insegnamento ha bisogno di tazze che si riempiono e si svuotano, perché solo tali tazze sanno funzionare veramente. Nelle tazze che rimangono piene la parola si mescola in “intrugli” e viene fuori una schifezza. Però non è una schifezza, è ciò che accade nello stomaco degli esseri. Lo fate continuamente e non ve ne accorgete. Dovete diventare furbi, poi diventerete astuti, poi abili, poi afferrabili… poi inafferrabili. Dopodiché, se imparate dal vostro illusionista, sparirete. Il maestro “non c’è”.
Non scordate mai l’ironia e il divertimento, immaginiamo di tagliare un albero e fare degli stuzzicadenti… uno stuzzicadenti. Pensate se proprio quando state per finire si rompe… vi tocca tagliare un altro albero. Così fanno gli esseri senzienti per trovare se stessi: costruiscono un tronco inutile con la mente per trovare uno stuzzicadenti dentro. È vero, lo stuzzicadenti dentro il tronco c’è, è infinitesimale!

NOTE:

(1) ^ Cfr. C. C. Chang Garma La dottrina buddhista della totalità. Astrolabio Ubaldini. Roma, 1978, dove il percorso verso la Realizzazione di un essere viene articolato in dieci stadi o livelli di illuminazione.