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Sulla Coscienza

Simone Zenodocchio – Fenditura Quantica (Courtesy Arte Quantica)

Gli esseri umani non possono fare altro che gestire la propria disarmonia, poi ci sarà un sistema che si “mette in regola” con la Base. Un sistema armonizzante con il dettato della Base. La disarmonia è solo nella mente degli esseri, non esiste nell’Assoluto.
La Base, la Legge di Dio… Chiamatela come volete: non c’è una regola nel definire ciò che, appena “nomato”, diventa inutile. La Realtà non è un nome, è una funzionalità scientifica. Nominarla ci fa credere di possederla, ma la Realtà accade senza che nessuno la possieda.
Spesso facciamo movimenti mentali insulsi per comprendere la funzionalità della Realtà. Immaginate di essere con degli amici sull’ansa di un fiume a fare un pic-nic, e che qualcuno si alzi dicendo: “ah…! Come mi piacerebbe essere con degli amici sull’ansa di un fiume a fare un pic-nic!”. Non avrebbe senso, pensereste che è un cretino. La posizione dell’essere è sempre questa (partecipe attento o meno), perché siamo noi a decidere la funzionalità dei microtubuli e dei mitocondri.
I microtubuli regolano l’interazione con la Base dal suo esterno. È un funzionamento visibile attraverso lo spin, i biofotoni e le interazioni molecolari. Le interazioni molecolari avvengono a distanza minima, mentre quelle con la Base avvengono senza alcuna distanza e non comportano il tempo come noi lo viviamo e lo concepiamo.
Le interazioni alle distanze esistenti all’interno del corpo sono minuscole. L’errore più comune è prendersi cura solo di quello che c’è dalla pelle in dentro ed evitare di curare la vasta interazione che gestisce la parte più profonda e sottile della distribuzione dell’energia, dalla pelle in fuori.
Nei tentativi di “affogare”, o di vivere dalla pelle in dentro, non capiamo di esistere in un’interazione più vasta nell’universo, a partire dai microtubuli, che regolano e distribuiscono l’energia in tutte le cellule del corpo. Il circuito di per sé funziona bene, a meno che la libertà dell’individuo non sfasci il sistema. L’azienda-universo porta gli elementi (i componenti energetici) alla perfezione e separa dalla pelle in dentro e dalla pelle in fuori.
Gli esseri senzienti devono essere forniti di energia secondo le Leggi dell’Assoluto e possono essere riforniti dal sistema alterato (come dicono loro) o non alterato (come è la Realtà della Perfezione dell’Assoluto).

Il sistema scolastico dell’Assoluto è più o meno pesante a seconda degli ottenimenti che si cercano. Ecco il perché della disparità tra le persone nella creazione, nella Natura delle Cose e negli Eventi. Questa disparità è data dal “super controllo” della Base, che avviene attraverso le interazioni più sottili, senza tempo, che si trovano nell’uomo. La consapevolezza dell’esistenza di tali interazioni dovrebbe condurre a una concezione diversa del soggetto, dell’individuo, dell’essere.
Se impariamo a comprendere i dati scientifici che ci riguardano potremo avere una visione più vasta, che crei un’interazione più ampia, in grado di modificare alcuni tipi di disturbi.
Oggi la natura dell’essere e la visione globale dell’individuo sono oggetto di studio. Alcuni scienziati stanno cercando di avere un punto di vista che non vorrei definire “olistico”, perché questo termine è stato usato a volte in modo improprio e ha un valore ormai scadente.
È l’umanità stessa che determina il valore delle parole, rendendole più o meno rappresentative della soggettività media comune a seconda dell’uso che ne fa. Nessuna parola rappresenterà mai la Realtà, al massimo può rappresentare, all’incirca, il pensiero di un essere, rivolto all’esterno. Le parole, quindi, non hanno un valore “assoluto”, ma variabile, tendente sempre di più a non rappresentare il pensiero.
Le persone, spesso, sono recluse dentro la pelle, prigioniere della pelle… è triste vivere in questo modo. Tutti coloro che soffrono, o dicono di star male, purtroppo poi vivono la realtà dello “star male”, perché è il risultato finale che la mente apprezza. La mente, considerando la realtà dello star male, fa in modo che poi si stia male veramente. Organizza una concatenazione di vocaboli che portano a stare male: pensieri espressi con parole che si cerca di usare come realtà, positive o negative.

Fare il ricercatore vuol dire accertarsi di come proceda la scienza. Senza mai discostarsene, ma ampliando sempre di più le proprie conoscenze, in maniera da abbracciare più discipline (orizzontalmente), finché ce la si fa… poi ognuno “verticalizzerà” le informazioni e cercherà un apice, il suo, in una specifica branca. Diventare una vetta, anche in un solo ambito, implica il fatto di doversi aggiornare ogni giorno su tutto quello che viene detto nel mondo. Per riuscire a essere ben informati su tutte le discipline servirebbero 4 giorni al giorno… non ce la si fa. Allora spesso ci si limita a una visione generale, scegliendo una minima sintesi su ogni argomento. È inevitabile, non possiamo occuparci approfonditamente di tutte le scienze.
Tuttavia, per affrontare bene un tema bisogna informarsi accuratamente e, devo essere sincero, con la matematica com’è impostata oggi mi trovo male, non riesco a capire. Quando si intraprende lo studio di una qualsiasi disciplina, all’inizio si vacilla sempre, ma nella matematica si vacilla perché i presupposti della Base non permettono di poggiare i piedi saldamente. Allora bisogna modificare le basi che ci hanno dato. Non si può fare diversamente, non si può cambiare il nome alle cose del mondo! Bisogna essere compresi da tutti e bisogna capire ciò che dicono gli altri in un’interazione più vasta.
Ricordo la battuta di un giornalista che, partecipando a una conferenza di Einstein sulla relatività, disse: “durante la prima mezz’ora si capiva tutto quello che era scritto sulla lavagna; nella seconda mezz’ora eravamo in pochi a comprenderlo; dopo un’altra mezz’ora credo che soltanto lui e Dio capissero. L’ultima mezz’ora credo che solo Dio capisse veramente quello che era scritto sulla lavagna”. Questo esempio insegna che, avvicinandosi all’idea di Dio, il tempo quasi scompare e compare la coscienza.

A mano a mano che cresciamo impariamo a sostituire il concetto di spazio-tempo con quello di “spazio-coscienza”, perché è ciò che determina le “dimensioni” dell’essere. Usando questo nuovo vocabolario, con termini vecchi e parole inutili, ci avviciniamo al Silenzio senza tempo.
Sto cercando di proporre una trattazione matematico-filosofica sui “Due Punti” e sui “Due Infiniti”, uno dei quali, che è un “infinitesimale”, coincide con il quasi 0.
Cosa ci fa capire la teoria matematica della coscienza? Se rispetto all’infinito qualsiasi quantità determinata è finita, quindi infinitesimale, lo è anche lo spazio di un universo e il tempo 0 (zero) del suo inizio. Se consideriamo l’intervallo (un apparente range) compreso tra il tempo 0 (zero) del Suo inizio (t=0) e quello attuale (circa 13.700.000.000 anni dell’universo), possiamo evincere che 13.700.000.000 anni, rispetto all’infinito, sono sempre Zero. Quindi t(0) ≈ circa-uguale t(u). Riuscite a intuire? Se t(0) e t(u) sono uguali…
Dovrebbe “suonare” subito, istantaneamente logico: se la parola tempo è illusoria, allora non c’è più, e c’è finalmente la coscienza. Coscienza 0… spazio 0… È un concetto matematico molto facile. Rispetto all’infinito, matematicamente parlando, abbiamo due tempi illusori: i tempi che delimitano l’esistenza. Al loro interno c’è lo spazio, che si è aperto e si è espanso, dell’universo. Un tempo si chiama t(0) (anche se non sono d’accordo… è quasi 0) e un tempo si chiama t(u), il tempo dell’universo. T(0) è l’inizio dell’universo e t(u) è la sua fine. Questo è il tempo con cui si possono fare tutti i calcoli che vogliamo. Non ne abbiamo un altro! T(u) delimita il tempo di espansione. Siamo arrivati qua? C’è un bordo? Da cosa è dettato? Dalle galassie con uno spettro luminoso ultravioletto, tendenti alla velocità della luce all’estremo limite dell’universo. Questo vuol dire che le galassie, allontanandosi dal centro dell’esplosione, arrivano a una velocità (ossia s(u)/t(u)) prossima a quella della luce. In questo caso, se il tempo è zero (tendente a zero) lo spazio è tendente all’infinito… ci stiamo quasi arrivando (decisamente ironico!).
Abbiamo questa velocità. Consideriamo t(0) e t(u) rispetto all’infinito… Rispetto all’infinito t(0) (t quasi zero) è quasi zero. T(u) può essere grande quanto vogliamo ma – dal momento che una qualsiasi quantità rispetto all’infinito è sempre tendente a zero – allora t(0) e t(u), in un’ottica matematica, sono uguali (quasi). Se sono entrambi uguali a zero, con cosa possiamo sostituire queste due variabili illusorie? Con chi ha fatto il ragionamento, cioè la coscienza! Il dato reale, all’interno dell’universo, è il ragionamento quindi la coscienza: coscienza tendente a zero uguale contemplazione.
Gli antichi dicevano che annullare le modificazioni della mente voleva dire contemplare (Patañjali) (1). Il tempo è illusorio, t(0), mentre la coscienza, qui, non è illusoria perché è un evento accaduto nello spazio… La coscienza dell’Assoluto si esprime nella libertà di ogni essere perché ogni essere è un’entità tendente a zero, un infinitesimale dell’Assoluto. Ciò che rimane nell’universo è il Suo volere: la coscienza… tutto il resto scompare e ricompare nell’universo successivo. Ma è lecito parlare di universo precedente o successivo? Un universo è un evento composto da una innumerevole quantità di eventi nella legge causa-effetto. Si può teorizzare che un accadimento sia casuale o acasuale, ma questa è un’altra questione.
Possiamo considerare l’universo una serie concatenata di eventi, nella legge causa-effetto. Causa, punto, effetto, Squarcio… causa Squarcio, effetto Base… causa Base, effetto seconda legge. Se c’è una prima legge ce ne sarà una seconda, una terza e una quarta, fino a noi. Causa attuale, un milione o più passaggi dalla prima legge alla quantità elencabile, ma innumerabile (perché non abbiamo il tempo di scrivere un milione di leggi), dalla prima a ora.
Se un evento accade in un qualsiasi punto, è ripetibile. Dobbiamo teorizzare l’esistenza di un NON spazio nell’Assoluto (perché Sua creazione). Dato che lo spazio è limitato dentro un universo, il NON spazio (2) è solo e unicamente spazio e coscienza (visto che t=0). È necessariamente ripetibile all’infinito, altrimenti non ne accadrebbe nemmeno uno di “esperimento universo”. Nel Non Tempo sono tutti contemporanei e ognuno nel suo tempo acquisisce una diversità. Quindi non c’è più una contemporaneità “all’interno”, la contemporaneità è “all’Esterno”, cioè in Colui che è questo Esterno ma anche l’Interno! Superate la dicotomia.
Causa ed effetto nel Non Tempo sono contemporanei. Direi istantanei. Questa è la Visione e anche il perché l’Assoluto ha in Sé tutto come Contemporaneo, come Comprensione, come Determinazione, come Libertà, come Creazione. All’interno della bolla spazio-coscienza (spazio-tempo è illusorio), invece, la natura della stessa acquisisce un’informazione alla volta, perché vive il tempo illusorio.
Nel Senza tempo, l’Assoluto acquisisce l’informazione istantanea del Suo Infinito Creato. Lui possiede l’informazione istantanea dell’Infinito Creato. Quando c’è un’interazione, dalle stringhe agli insiemi che compongono il protone e via di seguito, abbiamo l’informazione; la comprendiamo perché sappiamo dove collassa l’interazione: nel senza tempo! Ma ciò che collassa nel buco nero non sono forse stringhe che vibrano? Gli elementi si compongono di stringhe, le quali formano i quanti di energia del protone. Le stringhe saranno costrette a “sformarsi” e mettersi in fila per uno, saranno costrette a perdere le dimensioni spaziali, ma porteranno con loro la vibrazione dell’informazione, dell’interazione dell’intero Universo.
Con questo discorso pseudo scientifico – perché quanto si sta dicendo non è ciò che accade, ma una speculazione filosofica – ci siamo fatti un’idea, abbiamo costruito il pensiero di qualcosa che non è come lo stiamo descrivendo… La coscienza, che si è sostituita al tempo in questo sistema, formula la sua libertà. La Libertà formula la libertà, le leggi rendono il sistema consono a questa formulazione. Eccoci qua! Quindi l’obiettivo dell’Assoluto quale è stato? La Coscienza. Il sistema è in un’interazione complessa e continua, dove il dettato della libertà permette di scrivere, ognuno con la propria “calligrafia”, il pensiero, il valore di tale libertà.
Perché ognuno scrive con la propria “calligrafia” e si riconosce? Per la propria coscienza libera.
Pensando all’universo come evento mi è venuta in mente la teoria degli insiemi, secondo cui un insieme di insiemi appartiene a sé stesso, è elemento di sé stesso. L’universo infinitesimo, se è uguale a zero, appartiene a Se Stesso… NULLA?! L’universo è se stesso nel suo essere infinitesimo e insieme di insiemi. I componenti apparentemente separati – quelli che voi chiamate gli “altri” – nell’unico sistema, sono in realtà un’unica stringa “bosonica” o punto di inizio infinitesimale. Ecco le infinite dimensioni!
Le multidimensioni sono infiniti Punti Universo. Non sono le migliaia, milioni, di dimensioni in cui ognuno ha nel proprio bicchiere dell’acqua di colore diverso, ognuno ha i suoi nomi, il suo Universo, la sua dimensione. La multidimensione è data da una molteplice diversità che soddisfa i percorsi della Libertà dell’Assoluto. Lui può permetterSi di dire “Infinito”, noi possiamo solo dire “molteplice” perché l’Infinito non Lo realizziamo mai.
Ecco la Grandezza e la Perfezione dell’Assoluto! Solo Lui può dire “Infinito”! Noi, come facciamo? Possiamo dire molteplice! L’infinità non comporta che la “conti”, comporta che la intuisci, che la intendi, che la porti alla tua logica… quindi puoi dire: tendente all’infinitesimale e tendente all’Infinito.
Ecco dov’è il percorso dell’umanità: in una gradualità “tendente a…”. Ma “tendente a…”, parte da “tendente a…” e rimane così in eterno dentro gli universi, ma tempo zero “oltre”…
Non inventiamo un arrivare finito, l’importante è rendersi conto di compiere, di volta in volta, per un tratto, un percorso infinitesimo: un “passo” per poi produrre l’altro passo. L’universo è un passo, l’altro universo è un altro passo… quanti sono gli universi? Infiniti. L’Assoluto compie la Creazione Infinita.
L’essere fa passi “accertati”: lì inizi e lì finisci, quindi t(0) = t(u) (circa Tempo zero, uguale a circa Tempo dell’universo). Il delta K è tendente a zero all’interno dell’universo; mentre il delta “grande”, quello del “passo dopo passo”, dell’universo dopo universo, è tendente all’infinito. All’estinzione dell’universo (o alla contemplazione, è uguale), vivendo la coscienza la contemporaneità senza tempo, si acquisisce il delta “grande”. La coscienza non è limitata all’interno dello spazio-coscienza (ex spazio-tempo) e diviene trans-universale.
Nella contemplazione senza seme, “senza ritorno” (apparente), si acquisisce un infinitesimo della coscienza di Colui che poi ti fa tornare. Il “Noi” che dirai immerso in Lui come Angelo (perché Angelo sei e Angelo tornerai), conterrà il delta tendente all’infinitesimale e il delta tendente all’infinito.

Fino alla mente c’è lo spazio tempo poi, nell’intelletto e nell’Anima, le dimensioni cambiano. L’intelletto è una proprietà della coscienza. È l’unico sistema che serve alla logica, che ci consente di mettere in fila le stringhe che ci compongono. Le vediamo sparse nel corpo umano ma, nella loro interazione più vasta, è come se fossero allineate, perché non esiste più la dimensione spaziale e geometrica del fisico.
Se l’interazione tende all’infinito e lo spazio è determinato dall’interazione, le stringhe non hanno una configurazione geometrica. Se non c’è una dimensione appropriata di ciò che è definito “spazio-temporale”, cade il concetto di geometria. Se decade l’idea dello spazio-tempo come si possono costruire le forme? Abbiamo l’interazione di un punto fino allo spazio delimitato da t(u), o lo spazio dell’universo S(u).
Nell’intelletto, si mettono in fila le stringhe; le stringhe, in fila, hanno un’interazione universale e – nello stesso tempo – una dimensione infinitesimalmente piccola. Se togliamo tutto lo spazio fra un protone e l’altro, fra un nucleo e un altro, otteniamo un infinitesimo agglomerato: la punta di uno spillo. Più tendi a particelle infinitesimali e più l’idea che hai della sostanza, della forma svanisce!
È facile distribuire l’essere in un insieme di stringhe tendenti al punto. Più allineati di un punto non si può concepire, però l’interazione è con l’universo (non con l’idea dell’infinito, quel quasi perdersi avviene dopo). Di conseguenza, questa interazione è solo universale (concetto che ci porterà ad affrontare anche la differenza fra “squarcio” e “interazione”).
Deve esistere necessariamente una Legge dell’Assoluto, altrimenti rimarrebbe un buco effettuato da Lui – senza tempo – e un sistema cosciente senza spazio-tempo; deve esistere, quindi, un relatore intermedio con una legge propria, che determina l’esistenza apparente di un “corpo” che l’essere stesso, da solo, ammala e rende disarmonico. Non esisterà mai alcun elemento esterno che possa rendere disarmonico quel sistema: non è possibile perché, per la Legge della Libertà dell’Assoluto, l’essere stesso è libero in qualsiasi sua scelta e determinazione. Quando ci troviamo in una (apparente) interazione con l’esterno, a cui, naturalmente, demandiamo le colpe, tale interazione non è altro che parte della nostra disarmonia, che non permette di percepire la Natura delle Cose, la Verità. Quest’ultima esiste solamente fra lo Squarcio, la Base e quel puntino infinitesimale che è ciascuno di noi. Cos’altro è concepibile? Assoluto-Creazione-leggi-creature. Osserviamo l’universo attraverso i nostri occhi quindi, osservando noi stessi, ci vediamo al suo centro: l’essere, la Natura delle Cose, la Coscienza, vediamo ogni cosa attraverso la nostra mente. L’organizzazione che siamo, quei criminali, divertenti o meno, che siamo nei confronti di noi stessi li osserviamo dal centro; poi, è logico, tendiamo a identificare il criminale all’esterno, perché meschinamente cerchiamo le colpe negli altri.
Gli eventi sono dettati da una concatenazione causa-effetto, la quale non è altro che il programma scolastico concordato al momento della nostra creazione, scritto nella Base. E vorremmo sfuggire dai compiti assegnati? Allora è meglio non fare nulla, restare a casa a leggere o guardare la vita degli altri alla finestra perché non ci accada nulla. Se pensiamo di non avere niente a che fare con gli eventi che ci accadono, evidentemente pensiamo che Dio abbia fatto le cose in modo errato, e dovremmo prendercela con Lui. Non Gli provocheremmo alcun disturbo con questo delirio.
Che problema avrà il sole ad annientarci tutti con una piccola esplosione? Quante volte accade un tale evento nell’universo? Diversi milioni di volte. Un sistema che ospita forme di vita, anche le più avanzate, può sparire senza che ce ne accorgiamo. Guardiamo il cielo: una volta c’era una stella e ora non c’è più; osserviamo le profondità del cosmo e pensiamo: “Guarda quella stella com’è lontana…” senza sapere che in realtà non è una stella ma una galassia che comprende miliardi di stelle. Quante ne spariscono, con tutti gli esseri che le popolano? Se il nostro mondo sparisse chi se ne accorgerebbe? Non sono così tanti a controllare il cielo e notare quante stelle scompaiono nelle galassie che a noi sembrano solo un puntino luminoso. Il catastrofismo è una delle cose più divertenti e stupide perché, invece di teorizzare il meglio per l’umanità, si sta lì a fare i “menagrami”. Se in televisione iniziassero a dire che il futuro è roseo, che il mondo continuerà nel suo percorso e che l’umanità diventerà migliore, saremmo tutti contenti, felici e sorridenti. Invece siamo attratti in un catastrofismo ridicolo. Tanto, quando accade non te ne accorgi. Anche quando ti accade di morire non te ne accorgi, qualche volta sì. Allora… o muori per la fine del mondo, o muori perché ti prende un colpo la notte… sai che paura! Se avete paura di morire avete perso la battaglia con la vita, che possiede un’arma per la felicità meravigliosa… la morte. Però che parole inutili, sia “vita” che “morte”. Due eterni infinitesimi creduti istanti infiniti. Boh!

NOTE:

(1) ^ I. K. Taimni. La scienza dello yoga. Commento agli yogasutra di Patanjali. Casa Editrice Astrolabio – Ubaldini. Roma 1970.
(2) ^ Cioè quello che non è dettato dalla curvatura dello stesso, la costante cosmologica e tutti i calcoli che hanno portato a considerare l’universo in espansione con un certo spazio che si crea, con una curvatura spaziale a seconda della massa che la determina.