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La Natura l’Albero, l’Essere e Libertà

(La prima storia del cammino del santo, chissà in quale epoca)

Un giorno un certo Libertà, libero forse poco, forse troppo pensatore, si fermò su un colle con un solo albero sulla cima, proprio di fronte all’albero, proprio sulla collina, proprio dove l’occhio va fino all’orizzonte, proprio dove l’essere è senza più essere.
Pensò a sé un po’. Sì, forse un po’.
Accadde che mentre si afferrava si perdeva; mentre si perdeva intuiva di essere vicino, ma se si perdeva troppo perdeva tutto e non intuiva più. Se s’afferrava troppo finiva col pensare quanto fosse stupido a star lì a pensare.
Pensò all’essere e sentì che l’idea dell’essere era lui, e lui era l’idea che s’era fatto dell’essere.
Provò a separare l’idea di sé dall’idea dell’essere e non ci riuscì; poi s’accorse che l’essere esisteva solo perché lui pensava che esistesse e quindi, se lui non ci fosse stato, nessuno avrebbe potuto pensare a nulla e a tutto. Comprese così che il nulla esisteva perché l’essere lo pensava, e che l’essere era perché pensava a se stesso e al nulla.
Ecco dov’era la risposta a tutti i suoi dilemmi: il nulla aveva prodotto la sua mente, dunque i fenomeni, perché finalmente così poteva esserci. Certo, nella sua mente e in quella dei pensatori.
“Questo sì che era un bel principio”, pensò.
Quindi, per il regno del noumeno era il regno dei fenomeni, per il regno dei fenomeni era il regno del noumeno. Finalmente capì la natura come ciò che non esiste come principio reale se non pensato da un pensatore, e l’albero che esiste – anche se solo per chi lo vede nella mente – e che certamente era lì davanti a lui. L’albero era la natura, la natura era l’albero. Finalmente nulla più ostruiva la sua mente, tutto abbracciava tutto, tutto abbracciava niente, niente permetteva tutto e viceversa.
Esisteva tutto, e tutto confermava ed illustrava il niente. Era chiaro che il suo pensiero poteva annullare l’albero. Certo, la confusione del caos e degli eventi poteva nascondere il nulla ma lui aveva compreso con chiarezza la sua essenza.
Si alzò, andò verso l’albero, lo considerò nulla e cercò di attraversarlo. Dette una terrificante capocciata, e… di nuovo s’illuminò, il regno della natura (Principi) era fuso con il regno dell’albero (le cose). La fusione c’era ed era dura (l’albero).
Guardò con “Spirito Mentale” finalmente l’orizzonte. Rimase a fissare a lungo, pensò di arrivare all’orizzonte ma trovò un altro orizzonte, e poi ancora un altro e poi… era ormai certo: il regno dei fenomeni non poteva essere il regno delle cose. L’orizzonte non c’era e… tutte le cose all’orizzonte non erano l’orizzonte.
Finalmente s’incamminò tastandosi la fronte, pensò: “l’albero mi ha fatto male, la natura no.
L’essere che sono non si è fatto male, Libertà è uno stupido perché si scontra con gli alberi”.
Questo pensatore spiegò:

  • Le quattro leggi dell’universo (Quattro Dharmadhatu)
  • L’illusorietà della mente
  • I due regni – fenomenico e noumenico
  • I dieci principi della non ostruzione
  • Così l’essere diviene un ricercatore e si incammina verso l’evoluzione cosciente.

    Giusto errore dell’essere
    Divino cercare l’essere
    Chi sarà mai quest’essere?