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Ipazia di Alessandria

Per richiesta di un gruppo di gentili signore ecco la storia di Ipazia (par condicio con Pomponio). Fonte: Angela Braghin “Distruzione fisica di Ipazia e morale della filosofia e della spiritualità laica classica per mano dei cristiani ai tempi di Diocleziano”.

Ipazia (370-415 d.C.), figlia del matematico Teone, visse ad Alessandria d’Egitto tra il IV e il V secolo d.C. al tempo dell’imperatore d’Oriente Arcadio (377-408) e di suo figlio Teodosio II (401-450).
Il padre, geometra e filosofo, la introdusse allo studio della matematica ma le sue conoscenze includevano anche l’astronomia e la filosofia platonica.
Tra le opere di Ipazia si ricordano “Un Commentario sull’Arithmetica di Diofanto di Alessandria” e un “Commentario sulle Coniche di Apollonio di Perga”. Le sue importanti scoperte riguardanti il moto degli astri vennero invece raccolte nel “Canone Astronomico”, attraverso cui vennero divulgate presso i suoi contemporanei.
Le lezioni di Ipazia si diffusero rapidamente per la saggezza e la profondità dei suoi insegnamenti, in cui dimostrava lo stretto legame esistente tra scienza matematica e saggezza filosofica.

Inventrice di un astrolabio piatto, di un idroscopio e di un aerometro Ipazia fu considerata anche una guida spirituale. Riuscì, infatti, ad affiancare un insegnamento esoterico ad un insegnamento pubblico, paragonabile a quello dei sofisti moralizzatori del I secolo, tanto da essere considerata da Socrate scolastico la terza caposcuola del Platonismo.
Ella spiegò le scienze filosofiche a chiunque lo desiderasse, indicò come entrare dentro di Sè (Intelletto) osservando la volta celeste, e insegnò come procedere in questo cammino attraverso il rigore della geometria e della matematica (indipendentemente dall’intermediazione del potere ecclesiastico).
Secondo il filosofo Damascio: “la città a buon diritto la amava e la ossequiava grandemente e i capi, ogni volta che si prendevano carico delle questioni pubbliche, erano soliti recarsi prima da lei”.
Nel parere di Damascio, condiviso da Socrate Scolastico e da molti altri suoi contemporanei, Ipazia aveva realizzato l’ideale della “politeia”, in cui erano i filosofi a decidere le sorti della città.

Nel 391 d.C., per porre rimedio alla scomunica del vescovo Ambrogio,(1) l’imperatore Teodosio si sottomise al potere ecclesiastico, vietando i riti pagani in tutto l’impero e proclamando il Cristianesimo religione di stato.
In quel periodo Ipazia occupava la cattedra di filosofia ereditata dal padre, mentre il vescovo Cirillo rappresentava la massima autorità ecclesiastica.
La vasta fama della donna e il rispetto di cui godeva presso il popolo e le più alte cariche cittadine, la rese invisa al vescovo il quale ne decretò la morte.
Ipazia cadde vittima di un’imboscata mentre tornava a casa, il suo corpo fu smembrato a colpi di coccio e bruciato perché non ne rimanesse traccia.
Per questa sua opera di “pulizia” Cirillo venne proclamato santo dalla chiesa cattolica.

Di contro all’atteggiamento di “San” Cirillo riportiamo la seguente poesia, tratta dal libro Meditazioni/Monogatari (2).

AL DI LÀ DI “MASCHIO” O “FEMMINA”
La donna è l’essere sublime del creato.
È la fonte della tua vita
ed il tuo primo nutrimento.
L’uomo saggio si inchina al suo passare
ed ascolta le sue parole.
La donna è la luce e lo scopo della tua vita.
Il tuo nutrimento spirituale.
L’uomo saggio onora la donna
e porge la sua mano per sostenerla.
Essa non è inferiore o superiore all’uomo.
Essa è fuori del tempo e dalle misure materiali.
Non compete per arrivare perché è eterna.

Questo insegnamento ci perviene dall’antico oriente. Può essere nostra questa visione? Può la nostra cultura di maschi e femmine rinnovarsi cancellando secoli di recinti per sole donne e scuole di pastori per uomini? Non so quanto sia bello sentirsi tuttti accomunati nel sentimento della propria eternità, l’eternità dell’anima.

NOTE:

(1) Nel 390 d.C. l’imperatore Teodosio ordinò l’eccidio dei cittadini di Tessalonica per vendicare coloro che avevano ucciso il magister officiorum. Per questo, venne scomunicato dal vescovo di Milano, Ambrogio.

(2) Meditazioni/Monogatari, Giovanni Notarnicola – Tommaso Betti-Berutto, stampato a cura del centro Judoista “Sakura”, Roma 1977, p. 13.