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Su “l’Altro”

Roberta Brandi

L’umanità procede in modo alterno: prima va in un verso, quello della ricerca interiore e della spiritualità; poi in un altro, quello dell’ESTETICA, del materialismo e della superficialità. Chi conosce la natura umana rispetta ogni verso, lo accetta e accoglie i tentativi di soddisfare i bisogni mentali, purché coerenti con il livello e il verso scelto. Se la mente urla all’odio, qualcuno a volte cercherà di soddisfarla. Per quanto mi riguarda, non soddisferei niente e nessuno, cercherei solo di dare risposte agli eventi che siano in accordo con la Base. La Base decide al di sopra di ogni cosa: ha determinato un sistema fatto così, quindi ha determinato la libertà nel comportamento degli esseri senzienti.

L’antica arte marziale dello Judo (non dello Jujitsu in cui si usano solo colpi mortali), è l’arte di cedere all’avversario. Mentre è preso dalla sua forza e dalla gioia della spinta che imprime col suo corpo sul tuo, tu non solo cedi, ma dai un’ulteriore slancio nella stessa direzione. Aggiungi la tua forza alla sua, nel verso che lui ha scelto. Se pensava di ottenere una resistenza, ha calcolato male. Non c’è opposizione nello judo, ma un assecondare la spinta dell’avversario, la leva che ha eseguito nella direzione che ha deciso: lui va a terra, mentre tu resti in piedi.
In un’arte marziale, in realtà, l’unico avversario è dentro di te. Qualsiasi avversario esterno è un debole, perché solo un debole ha bisogno di attaccare per affermare se stesso. Non serve affermare se stessi, serve eliminare se stessi (in senso metaforico ovviamente): l’unico avversario con cui abbiamo a che fare. Se non opponi resistenza, l’avversario si atterra da solo.

Normalmente le persone non sono strutturate per sostenere qualsiasi cosa, sanno affrontare gli eventi in base a quanto gli è accaduto nella vita, in base a ciò di cui hanno esperienza. Un percorso di fortificazione è teorizzabile solo in presenza di eventi che fortificano.
Il problema di chi fa ricerca deve diventare il problema di tutti quelli che ricercano. Ma è difficile abituarsi a questa struttura mentale, perché in genere se ne ha una più egoistica, che non tiene conto degli altri. Chi vuole procedere in questo cammino, deve sapere che l’impegno è collegiale, è di tutti. La conformazione psicologica che ne deriva è di forza, di determinazione in un verso, di coesione.

Quali sono gli obblighi di chi pratica un’arte marziale? Essere preparato per aiutare l’altro a non farsi male. Alcuni maestri in passato lo hanno spiegato: quando ci si scontra con qualche gradasso, non bisogna cercare di fermarlo dandogli una bella lezione, ma aiutarlo a non farsi del male. L’impegno alla non violenza non consiste nell’evitarla perché si ha paura dell’avversario, ma nel trovare la forza e la coesione per impedirgli di arrecarsi danno. Però più di tanto non ci si riesce.
Un ricercatore tenta in tutti i modi di comprendere i fondamenti reali degli esseri senzienti e procede, nella vita, per il bene dell’altro. Se qualcuno cerca di ferirlo con una mannaia schiva il colpo, ma se sa che prima o poi verrà colpito deve evitare che l’aggressore possieda quell’arma.
Mi piacerebbe cominciare a insegnare arti marziali, ma prima dovreste apprenderne i presupposti interiori. Con le arti marziali non ci vuole molto a far veramente male a una persona, ma è il massimo della stupidità. Una stupidità che purtroppo viene portata avanti in tutto il mondo da maestri fasulli.
In realtà l’arte marziale consiste nel comprendere che tutti gli eventi e gli attacchi, nella vita, servono a temprarti e a forgiarti per affrontare quell’unico avversario nascosto dentro di te. Così l’essere fortifica se stesso di fronte a un percorso nell’impermanenza.
L’essere senziente comune, che non ricerca, non vuole pensare all’impermanenza del fenomenico (invecchiamento, malattia, morte) perché, a causa della sua ignoranza, tenta di dimenticare il naturale tragitto verso la fine.
Chi desidera procedere nel cammino si deve rendere conto degli aspetti più semplici dell’esistere, del vivere e del morire. Se nascondiamo a noi stessi le cose più naturali non realizzeremo niente di Reale.
Esistono meccanismi che conducono alla “continuità dell’esistere(1). Innanzitutto, per rispettare l’antico percorrere, bisogna portare avanti il discorso che va dalla causa all’effetto dell’umanità.
Ci sono questioni non risolte, domande a cui non sono state date risposte. Aspetti evidenti che né le religioni né gli studiosi (antichi e moderni) hanno considerato. Ci sono una serie di indicazioni “libere” che hanno reso caotico il percorso. Tutto ciò va bene per mantenere la libertà degli esseri, ma non va bene perché manca di chiarezza.
Nel passato, si parlava di “Realizzati”. Molto tempo fa venne fatta una domanda: “se un Realizzato trova il paradiso, e il paradiso è essere estranei alle cose terrene (impermanenti e illusorie), come fa quel Realizzato a conoscere il mondo fenomenico per aiutare gli esseri senzienti?”
La teoria del paradiso per chi si realizza è senza basi. Fare la figurina su un testo non è rilevante nell’impermanente: un po’ di meditazione, fai sbocciare qualche fiore intorno a te, fai sorridere un certo numero di persone ed ecco che diventi un’icona su cui fantasticare. L’umanità ha bisogno di ciò che le manca, quindi costruisce, inventa, organizza qualcosa di straordinario e miracoloso su cui pregare, per poi fare investimenti materiali rivestiti di spirituale.

Ecco un mistero piuttosto grande da risolvere: se ti realizzi, sei in paradiso? E se sei in paradiso, come fai a studiare il mondo fenomenico per aiutare gli altri? Non c’è un “paradiso che attende”, altrimenti si diverrebbe estranei al percorso dell’umanità e ciò impedirebbe di aiutare. (2)
Ecco perché purtroppo la domanda non ha mai avuto risposta certa. Qualunque sia il livello di realizzazione, sempre e comunque vivremo immersi nel mondo fenomenico e nella legge causa-effetto. Se ce ne estraniassimo non riusciremmo a ottemperare all’aspettativa interiore di chi si realizza: trovare il modo di aiutare gli esseri senzienti. Questa aspettativa va portata a termine, ma il termine, nell’eterno percorso della Coscienza, non c’è.
Il percorso verso la Base ci dà le indicazioni per arrivare a vivere il rapporto con l’Assoluto. Questo Rapporto non è possibile se non siamo preparati a combattere quell’unico avversario che, a livello interiore, detta la rabbia, l’ira, l’inimicizia, le passioni che impediscono la percezione del mondo che ci ha dato la vita: il sistema organizzato dalle Leggi di Dio.
Bisogna essere immersi, vivere, capire ed essere organizzati, ma non per colpire un avversario esterno. Colpire gli altri è un atto troppo facile e sciocco, che non prepara a niente. Non ci vuole molto a colpire, il problema è riuscire a non organizzare l’io che vuole farlo. Questo è l’obiettivo del percorso: impedirti coscientemente, attraverso lo studio, di organizzare te stesso in maniera errata andando a cercare nemici all’esterno. Non abbiamo nemici se non in noi stessi, specialmente negli aspetti altrui che ci disturbano.

L’”altro” è un aspetto della nostra natura apparentemente incarnato in un “altro” che, sottoposto in vario modo a interazioni (sottili o meno) con l’universo (il mondo fenomenico), assume l’aspetto di un “altro” e cerca di sostituirsi all’illusorio nemico che abbiamo interiormente.
Voi vedete un altro? Io non vedo un altro!
Ciò che ci accade con gli “altri” è lo specchio che ci serve a conoscere chi dobbiamo aiutare e a sapere come farlo.
Guardatevi intorno: gli altri non sono forse l’incarnazione di qualcosa che dovete imparare ad affrontare, a capire, a vedere? Forse, se qualcuno vi si mette contro, è un aspetto di voi stessi con cui non avreste mai voluto avere a che fare. L'”altro” è il famoso cadavere che galleggia nel fiume del proverbio. Era il tuo nemico in te. Quindi, se hai fatto del tuo nemico un cadavere galleggiante non hai vinto un “altro”, ma quello che avevi dentro. Tutto è un sistema interconnesso, in cui l’altro momentaneamente ha un po’ di interazioni in apparenza diverse, ma comunque ne ha con te.
Molti hanno paura degli “altri”: hanno paura di un aspetto se stessi. Chi non vede un “altro”, vede in tutti gli esseri un aspetto della propria natura: nel momento in cui lo vede ne riconosce le parti buone e le parti cattive, il verso del demone e il verso dell’Angelo…
In realtà, ciò che vediamo dell’altro è sempre ciò che noi riusciamo a vedere, non è lui. Sarebbe bello saper vedere dell'”altro” la Reale profondità, l’ampiezza, la larghezza… ma la nostra capacità di vedere dipende dall’interazione possibile.
Si percepiscono e si comprendono solo alcuni aspetti dell’altro e con quelli si interagisce; in base ad essi, si soffre o si sta sereni (perché alcuni li si conosce, altri no) e si fa di se stessi un “altro”. Io non ho mai visto un “altro” in vita mia.
Spesso invece, al di là dell’interazione meccanicistica di spin, quark, biofotoni e tutte le particelle con qualsiasi nome, ci si convince di essere un’isoletta separata, che va per i fatti suoi in un mondo dove esistono gli “altri”. Mah… non sono tanto convinto che siano proprio altri gli “altri”.
L’organizzazione mentale che ognuno si fa dell’altro dipende da quale tipo di impostazione ha. C’è chi ha una serie eccessiva di nemici intorno a sé, e quindi ha un problema; c’è chi ha una serie eccessiva di amici intorno a sé, e quindi ha un problema (3); c’è, infine, chi ha tanti aspetti diversi da sé, simili a sé, sparsi in una specie di grande mare dove ogni goccia pensa: “gli atomi di idrogeno e ossigeno che mi compongono sono miei, non sono tuoi! Io sono io e tu sei tu!”. Queste persone non vorrebbero mai deturpare la pellicola di separazione individuale che li distingue. Poi, sotto terra, vediamo quanto resisteranno prima di mescolarsi con l’erbetta e l’insalata che qualcun “altro” mangerà per pranzo.

Al di là dell’interazione meccanica delle particelle, c’è l’interazione mentale, verbale, con cui si acquisiscono conoscenze di “altri” che poi divengono “te”.
Facciamo finta di conoscere alla perfezione le stringhe bosoniche e fermioniche, e di comprendere i calcoli matematici che le descrivono portando al numero 496.
Se queste informazioni entrano a far parte di te, permettono anche ai calcoli matematici degli scienziati di far parte di te.
Come fai a sapere quanto sei tu e quanto sono gli altri? Quanto degli altri hai in te? Un “insieme” che non finisce più, compresa ogni parola che pronunci. E c’è ancora qualcuno convinto di essere un’isola solitaria!
Si capiscono ed esistono i confini della pelle, i confini delle sensazioni, dei pensieri e delle diverse interazioni, ma in una somma relativa al momento, a quello che stai facendo, al pupazzo che impersoni e che non è niente altro che futura insalata di campo, annaffiata con acqua di fiume. Senti forse di essere solamente “tu”? E non c’è altro? Oppure c’è qualcos’altro al di là dell’aspetto meccanico dell’interazione del sistema (che è gioioso, perché io gioisco di questa nostra natura che discende dalla Volontà dell’Assoluto)?
A livello mentale l’organizzazione delle parole proviene dal passato… a livello più sottile siamo un filo in una grande interazione elettronucleare… a livello ancora più sottile siamo una rete di un intelletto immenso… a livello sempre più sottile proveniamo da un unico punto.
Cara stringa bosonica, se l’universo proviene da un punto e il punto più piccolo concepibile di materia è il bosone (non il bosone di Higgs, ma la stringa) tu stavi, insieme a tutti gli altri, su un unico anellino: una stringa. Dov’è l'”altro” là? Ma dopo Dio, l’altro… dopo Dio… l’Assoluto, lo Squarcio, un’unica stringa, poi sono diventate due. Quante stringhe c’erano in un’unica stringa? Tante quante sono servite per fare l’intero universo fermionico.
L'”altro” chi? Domandate a un fisico subnucleare quanti “altri” ci sono in una stringa bosonica, e domandate anche se proveniamo da un’unica stringa. Fate il calcolo nell’infinitesimale di quanto stiamo bene sovrapposti gli uni agli altri come un unico anellino.
Se volete essere ricercatori dovete diventare anelli che agiscono in interazione comune, così vi organizzerete per trovarvi tutti quanti, in “fila indiana”, alla fine del prossimo buco nero. Da un buco bianco infinitesimale siamo partiti e in un buco nero andremo a finire (4), con un calcolo matematico estremamente preciso… partiti da quasi zero andiamo a finire a quasi zero. Ma a “quasi zero” quanti “altri” ci sono? Volete cominciare a capire come funzionano l’Universo, la Creazione e gli esseri? State male perché “altri” vi hanno attaccato? Se un saggio viene attaccato, sa di essere stato attaccato da se stesso. Non sta male, sa di dover sconfiggere quell’aspetto di se stesso che lo combatte e vorrebbe portarlo a provare odio, rancore e inimicizia.
Cercate il sistema migliore per salvare chi odia. Protesi nello sforzo di aiutare gli altri, mettete le mani nel “tormento” ed è giusto che vi rimangano i segni dello sforzo.

In un processo evolutivo, se vi impegnate per… gli “altri”, in realtà vi impegnate per voi stessi! Non separate gli altri in voi stessi, considerateli aspetti della vostra natura che a volte non conoscete.
Quanto di voi c’è in Tizio, Caio e Sempronio? Quanto di voi c’è in una storia?
Leggete la storia di Pomponio de Algerio, se vi colpisce interiormente non siete anche voi un po’ lui? Vi dispiace che un essere umano venga ucciso in quel modo? Bruciato nella trementina, la pece e l’olio? Si dice che sia morto sorridendo, osservando quell’umanità che intorno a sé godeva nel vedere la sua fine. Chi l’ha condannato non sa di essere un unico “ammasso” di stringhe, sparpagliato apparentemente in un universo per fare in modo che chi si realizza veda se stesso sempre e ovunque, e chi si mantiene separato veda gli “altri”.
Chi continua a vedere “gli altri” non ha nessuna possibilità di giungere alla Base. Come fa ad arrivare alla Base… che è la Legge dell’Equità totale nella distribuzione della natura dell’esistere?
L’Assoluto distribuisce la natura dell’esistere! Separato? Se sei separato, non ti realizzerai mai! Gli altri, il bene e il male, il giusto e l’errato, sono tutti aspetti della tua natura non della natura degli “altri”. Quando pensi che qualcosa sia ingiusto, è ingiusto per te; quando non capisci le altre persone, non capisci alcuni aspetti della tua natura! Come si possono capire tutti gli aspetti della propria natura? Dentro di te Pomponio e i giudici che l’hanno condannato non devono essere “gli altri”!.
Nel succedersi degli eventi c’è sempre uno scambio, oggi a te e domani a me, oggi a me e domani a te. Oggi a me e domani… a me. E gli “altri”? Quali altri! Vuoi continuare a essere altri? Come fai, quando muori, ad andare dall’Assoluto e dire: “altri mi hanno condannato…”, nell’Assoluto quali “altri”?

Chi è saggio è organizzato per essere presente al processo evolutivo degli esseri senzienti… questo universo è un essere senziente soddisfacente perché l’apprendimento è stato vasto. Una volta si diceva: “il Buddha e il Dharma sono la stessa cosa”. Molti hanno sentito questa frase, ma pochi hanno capito cosa volesse dire realmente. Quasi tutti hanno creduto che il Realizzato fosse uguale alla rete delle interazioni. Ma se fosse stato un Realizzato sarebbe stato una figurina, un’icona sorridente che avrebbero idolatrato tutti. Questo vale per tutte le religioni… ed è la separazione necessaria per avere gli “altri”. Purtroppo, così non si riesce a fare nemmeno il quinto passo verso la Base.
Al quinto passo verso la Base si deve acquisire un tipo di saggezza che contiene quasi trenta obblighi. Il quinto passo è il più difficile perché c’è uno stravolgimento della saggezza! Fino a quattro è facile… che ci vuole? Siete “altri”! A cinque non ci sono gli “altri”. Sapere cosa fare diventa un problema che sembra insormontabile, a volte, ma c’è chi ce l’ha fatta e ha compreso questo tipo di saggezza. Non vedo perché non ce la dovreste fare anche voi.
Nel passaggio da quattro a cinque sfere in evoluzione si acquisisce una saggezza particolare. La quinta dimensione è la dimensione della saggezza che, avendo discriminato tutto ciò che c’era da discriminare, avendo superato ogni discriminazione, giunge all’Unicità di tutte le cose.
Cosa vuol dire “Unicità di tutte le cose”? Ve lo spiego scientificamente: da quale stringa venite? Come è possibile, in termini matematici, che sia tutto unico? Semplice, l’Assoluto è Uno solo, è un Infinito e la Sua Creazione, apparentemente Infinita, ha solo Lui come partenza. Provenendo da Lui ed essendo stati tutti in Lui come discriminiamo, come separiamo? Non è possibile! Anche un’ape che mi vola intorno ronzando è Lui, ma non posso dirlo perché adesso la vedo separata da me. Tutto ciò che ci circonda poi diventa Noi, o perché lo vediamo, o perché percepiamo con i cinque sensi più il sesto (la mente) la natura. La ingeriamo e crediamo che “altro” si sia aggiunto a noi, ma altro cosa? È sempre Lui… a volte è divertente chiamarLo “Altro” ma è sempre la Sua Creazione.

Abbiamo cominciato ad accennare agli “altri” e all'”Altro”. Più avanti vi farò un calcolo esatto della somma delle interazioni, faremo un po’ di ricerche e vi spiegherò perché la Base non può che avere, da una parte voi come creature e dall’Altra Parte lo Specchio a Profondità Infinita.
Non c’è scampo, la Profondità dell’Assoluto è Infinita, non è come la nostra dove “circa”, “quasi”, pensiamo che sia soddisfacente vivere per sopravvivere. Questo lasciamolo fare a chi separa se stesso dalla Creazione, separa se stesso dagli “altri”. Un povero stolto, che comunque fa parte del nostro aspetto che attende di morire. Chi comprende queste cose, non morirà in malo modo, ma si addormenterà con il sorriso sulle labbra, perché la Natura delle Cose sarà diventata la Talità e sarà diventata lui. Chi potrà essere più sereno? Gli eventi della vita e tutti i suoi problemi? IMPERMANENZA!
Posizionatevi dall’infinitesimo che siete dinanzi allo specchio da questa parte; posizionatevi dove volete in un sistema chiamato universo, e sappiate che avete anche una posizione nell’Aspetto dell’Universo Assoluto con lo Specchio a Profondità Infinita. Ci siete anche Là! Siete anche voi Là e quel Punto ha un riflesso in questo mondo fenomenico illusorio. A volte è come un bagliore su una montagna, verso il tramonto… come se qualcuno mandasse segnali con degli specchietti. Quei bagliori riflessi siamo noi.
Siamo il lampo di un infinitesimo nello Specchio a Profondità Infinita dell’Assoluto.
Da Là siamo un lampo all’infinitesimo, di qua viviamo in attimi eterni per l’eternità. Il lampo infinitesimale nell’Assoluto diventa un essere separato che fa “Altri”. Un “rompiscatole” in eterno (IRONICO).
Immaginate un essere molto saggio, che ha viaggiato tanto e ne ha viste di tutti i colori, che si ritrova a osservare un lampo di luce che si lamenta. Anche il saggio, come tutti, è un lampo di luce nell’oscurità di una montagna, che si riflette per un attimo nei tuoi occhi, e lì sembra un universo di insalata che ti cade addosso.

Chi cerca soluzioni in queste parole troverà difficoltà nella vita. Il valore delle parole, se non si vivono dentro, è e rimane inutile, non serve a niente. Le ascolti e continui, sereno e tranquillo, a essere o un mucchietto di “insalata” o un lampo di luce… Ah! Scusate, sono uguali, non cambia niente! Diverso? Non c’è!
Bene per chi ha capito e bene per chi non ha capito, tanto prima o poi spetta a tutti.
Non preoccupatevi, se non è oggi… è oggi. È sempre “oggi”! Non puoi dire ieri perché non c’è più, e non puoi dire domani perché ancora non è arrivato. Devi aspettare, quando tutto diventerà “oggi”!
Allora siamo d’accordo, più dell’attimo, adesso, non c’è altro! Prova a riacchiappare un’ora fa. Dov’è? Corrile dietro! Prova ad afferrare fra un’ ora… e fra un minuto? Ci riesci? E un minuto fa, dov’è finito? La Talità è sempre così! È Tale Quale È, ma solo in quell’È di quel momento.
Il momento prima non è la Talità, perché la somma di tutte le cose Talità è sempre migliore e più vasta dell’attimo precedente.
Un solo attimo, e la Natura degli eventi è divenuta un’altra cosa… lo è ogni attimo ed è già cambiata! Non capite cosa voglia dire la Natura della Perfezione dell’Assoluto? Un giorno questa frase diverrà limpida in voi e, consapevoli della Natura Perfetta dell’Assoluto, non “barcollerete” più impunemente. Imparerete che prima di fare qualcosa bisogna contare non fino a dieci, ma fino a un milione e così concepirete l’Azione-Non Azione.
Non riuscite a stare senza far niente contando fino a un milione? Bene, mettetevi a lavorare e contate fino a un milione così, dopo aver finito di contare, deciderete cosa fare… ma già avrete finito di farlo e dovrete pensare alla seconda cosa da fare. Allora proverete di nuovo a contare fino a un milione prima di cominciare, e ancora una volta vi fermerete pensando che, così, rimarreste troppo tempo fermi senza far niente e inizierete subito a lavorare contando. Quando avrete finito di contare fino a un milione avrete già fatto ciò che dovevate fare… e ricomincerete. Poi vi stancherete di contare e così via…
È un po’ come faccio io, soltanto che a me viene sempre in testa di contare non fino a un milione, ma fino alla fine di questo universo, così sono sicuro di non sbagliare. Non puoi darmi colpe se sono impegnato a contare. Allora conto fino alla fine dell’universo, ma intanto facciamo qualcosa, perché abbiamo da lavorare! Divertitevi sempre, divertitevi lavorando!

Questo scritto si intitola “Su l’altro”, perché spero aiuti a capire gli “altri”. In genere capiamo solo quello che sappiamo interpretare degli altri, quindi capiamo solo noi stessi. Ecco perché le parole sono inutili.

NOTE:

(1) ^ Ciò che finora è stato chiamato “reincarnazione” o “ruota del samsara” o altri nomi di questo tipo, non ha alcun valore per noi. Non possiamo più usare termini così antichi. C’è bisogno di capire in maniera nuova, diversa rispetto a prima, quindi adotteremo termini “in uso”.
(2) ^ Nessuno, dopo la realizzazione o l’illuminazione (qualsiasi essa fosse), ha avuto la capacità di operare in un mondo dove si deve essere in grado di sopportare ogni atrocità.
Se ti realizzi e sei lontano dalla guerra, poi scendi nel mondo, osservi i morti e dici, senza avere una soluzione: “la guerra non si fa!”, ti ammazzano. La naturale tendenza degli esseri umani è eliminare chi è “diverso”, “strano”, “incomprensibile”.
(3) ^ Troppa fiducia e mancanza totale di fiducia sono una malattia.
(4) ^ I buchi neri hanno un orizzonte degli eventi, dove gli eventi spariscono e si finisce in un senza spazio-tempo. Non essendoci spazio-tempo, buco nero e buco bianco sono coincidenti, anche se apparentemente separati da una parte e dall'”altra”.