Ricerca

Sull’Angelo

In tempi antichi ci fu una diatriba tra esperti della realizzazione: se un essere (chiunque sia) realizza la Talità (qualunque sia) del posto in cui si trova, rimarrà distaccato nel suo paradiso o si immergerà nel mondo fenomenico con la mente e tutte le separazioni conseguenti?
Talità significa “Tale e quale è”, ma non con le parole dell’essere senziente comune. È la Talità senza nessuna parola, che in quell’essere rispecchia la Realtà.
La Realtà “tale quale è” è la Coscienza della Vacuità, della Talità, della Creazione, del perché della Creazione. È la Realtà con la erre maiuscola, non quella con la minuscola: la realtà soggettiva e illusoria dell’uomo comune.
L’Entità Spirituale è un unico punto nell’Assoluto. Non ci sono gli altri, non c’è io, tu, egli, voi, noi, essi… c’è solo la Natura della Creazione “tale quale è”.
Un realizzato con quella Natura viene chiamato in molti modi dalle religioni, che sono un sistema di depistaggio per allontanare gli esseri da Dio. Chi crede ai riti si allontana sempre più da Dio; attua sistemi costruiti dalle menti che gli creano difficoltà con gli “Altri”, e lo contrappongono a un se stesso a sua volta in disaccordo con altri.
Normalmente chi appartiene a una religione ha gli “altri”, e ci entra in conflitto. Più credi di essere nel percorso per giungere a un “certo tipo” di Dio, più ti allontani dall’Assoluto e vai a far parte di una “specie umana”, di un gruppo, di un’etnia, di una tribù… vai a far parte di coloro che si separano. Questo non è il volere dell’Assoluto né di Dio e rende difficile il percorso a Lui attraverso i riti. Si dovrebbe eliminare tale sistema di separazione, per andare a “vedere” quell’Oltre che ci interessa.
Se arriviamo a una profonda percezione della Talità (“tale e quale è” la Natura delle cose) e la nostra Natura Spirituale non soggiace più all’illusorio della natura materiale, ci ritroviamo in questo percorso senza fine, separato dalla legge causa-effetto, separato dal fenomenico, separato dai processi mentali…

Torniamo alla domanda iniziale: “Se un Realizzato percepisce la Natura della Talità, percepisce la natura illusoria degli esseri e del mondo fenomenico (legge causa-effetto), percepisce che la sua natura è quel corpo spirituale inafferrabile, e non conosce in profondità tutte le variazioni del mondo fenomenico (dell’identità, del possesso, dell’essere e del non essere), come fa a salvare tutti gli esseri senzienti?”(1). La Natura Spirituale sottintende una condizione armonica, di paradiso, di beatitudine, in cui non si è più immersi nel mondo fenomenico, specificatamente in quello della mente e della separazione. Sembra quindi che un Realizzato, per ottemperare al voto di salvare tutti gli esseri, ne debba ripercorrere il cammino. Come si può aiutare un malato se non se ne conosce il tormento? Come si può comprendere un pensiero se non si riesce a farlo? Come si può capire chi crede in un “io” se non lo si vive?
Quale valore ha, per lo studio dei processi mentali, l’osservazione di un Realizzato che non vi è “immerso”? L’osservazione ha valore solo quando si ripercorrono gli errori dei valori, della disarmonia apparente del caos?
Il caos è deterministico, e serve a constatare la libertà: solo se si è immersi in un apparente caos senza fine ci si rende conto della libertà senza fine. Se non possiamo scegliere dove andare, come facciamo a decidere la direzione?
Per scegliere dove andare bisogna imparare a navigare e per farlo bisogna che ci sia il mare mosso. Il mare è quasi sempre mosso, così possiamo procedere come vogliamo. La natura degli eventi insegna sempre e comunque. Impariamo a partecipare alla natura degli eventi anche quando ci colpisce.

L’ironia è fondamentale per capire bene la natura illusoria degli esseri. C’è chi crede una cosa e chi ne crede un’altra. È giusto ci siano persone con problemi di vario tipo, che “tentennano” e oscillano… è giusto, ma non è interessante: a queste persone non va dato nessun “sostegno”, per il rispetto delle loro scelte, nella loro libertà.
Si deve accettare ogni tipo di situazione. Ogni situazione possiede un aspetto di apprendimento, perché mostra le condizioni in cui si trovano gli esseri. Chi non è “immerso”, come fa a conoscere il tormento e i movimenti mentali di coloro che, soffrendo, propongono il loro destino, i loro bisogni, una “figurina” da mostrare allo specchio?
Quando qualcuno si affaccia a uno specchio, se è un demone vede un demone, se è un santo vede un santo. Ognuno mostra quello che è, ma se non si riesce, almeno un po’, a vivere mentalmente l’altro è impossibile pensare di sostenerlo.
A cosa serve la “figurina” del bravo Realizzato, che non si “scalfisce” di niente, che ha la Talità per sé, che porta sempre con sé il Paradiso e la Rete di Interazione e afferma che “nulla lo tocca”? Se nulla ti “tocca”, non ti “tocca” nemmeno l’apprendimento dei processi mentali di chi devi studiare.

In questa diatriba qualcuno aveva ipotizzato che il Realizzato sarebbe rimasto comunque immacolato. Immacolato rimane lo Spirito di tutti gli esseri. Non c’è distinzione tra lo Spirito di un Realizzato e quello dell’ultimo “lercioso” costruttore di odio sulla terra. Nel profondo, la situazione spirituale del diavolo con le peggiori corna non è diversa da quella del più evoluto fra i Realizzati, perché la Creazione fa di tutti noi la stessa cosa. L’altro non c’è, è un aspetto del nostro cercare, della nostra libertà, del nostro procedere e del nostro apprendere, così come noi lo siamo del suo.
Siate disposti a guardare tutte le atrocità che devono essere viste! È uguale!
È chiaro però che bisogna essere strutturati psicologicamente e interiormente per proporsi questo apprendimento: l’apprendimento di chi è costretto, invece di starsene nel Nirvana, a immergersi nel sistema dell’io, del mio, dell’ottenimento, della perdita, del guadagno, dell’esistenza, delle religioni e di tutte le favole per obbligare gli esseri a percorsi nell’errore e nel caos.
Quando si comincia a dire che non deve esserci nessun imbroglio, si finisce come Pomponio de Algerio (2). Qualsiasi religione ha i suoi “Pomponio” che devono essere eliminati con la violenza (a parte il Buddhismo, dove sono gli altri a fare fuori loro). C’è stato un errore di fondo nell’insegnare la Natura della Realizzazione. Se dovessi teorizzare l’“essere evoluto” migliore lo farei (errando) in base a ciò che ha detto per gettare le fondamenta su cui poi si è costruito. Sono tutte belle le parole, ma hanno come risultato uccisioni e violenze, in un processo di odio innescato dal sistema stesso, che è composto da “liberi” esseri.

Può, dunque, un Realizzato starsene nel suo Paradiso… interiore? Esteriore? Indefinibile in realtà.
A livello esteriore l’essere, immerso nella ruota dell’esistenza e nel dolore degli eventi, sembrerebbe non vivere il Paradiso. Ma il Paradiso esteriore è una sfumatura sottile di nebbia che avvolge, e non ha una grossa incidenza nel Paradiso interiore.

Sapete cosa importa a un ricercatore di quello che succede? Niente (per il rispetto della perfezione della Creazione). Però se non gli fanno fare quello che lo diverte poi si altera. Sapete cosa fa quando si altera? Niente. Ma se non fa niente, la Base invia un’intuizione: “Chi sta disturbando colui che non fa “niente?” “Un mondo, un sistema, degli esseri” “E lui che voleva fare?” Voleva salvare tutti gli esseri senzienti”
E le vostre intenzioni come sono? Buone? Bravi! Procedete! Io sono per l’azione-NON azione.
La natura di qualcuno che realizza certi pensieri è pazzia, forse, o forse è saggezza… siete immersi nella lettura e lo state comprendendo. Continuate a essere immersi, a conoscere la natura umana con tutti gli aspetti non dell’errore, ma della Sua Libertà. Nella Sua Libertà c’è sempre la possibilità di salvare gli esseri.

Un ricercatore deve essere immerso nella Natura delle Cose con i suoi dolori, i suoi tormenti e le sue agonie.
La Base sistema tutto e, quando si mette in moto perché qualcosa non “quadra”, spariscono gli eventi, la vita, la morte, il terrore di finire… Qual è il problema? Siamo immersi sempre, in eterno, nella Natura degli Eventi.
Ma quale paradiso nella realizzazione! Il Paradiso è nella Natura degli Eventi se l’hai dentro.
“È successa una cosa terribile, hai visto cosa hanno fatto e cosa hanno detto?” Hanno fatto a cosa? Alla Natura degli Eventi? Io mica sono l’“altro”! L’altro chi? Qua non c’è “altro”. Se ancora siete “altri”, guardate bene, come “altri”, di osservare, studiare, comprendere. L’insegnamento è organizzato e forse premeditato. Sapete cosa c’è nella premeditazione (nella Base) dell’insegnamento? Nessun aspetto, né del bene né del male. Perché? Perché non c’è un “altro” ed è uguale.
C’è qualcuno che vuole fare una scelta tra il bene e il male? Come se nell’Assoluto esistesse il male! C’è l’apprendimento, e il bene. Bene per chi dice che è bene e male per chi dice che è male! E per chi non dice niente? E per chi dice: “va bene, hai scelto… ma ne sei sicuro? Conosci le conseguenze?”
Facciamo in modo che tutti vadano avanti poi ognuno per sé e Dio per tutti, “altri” e non!
Le scelte del ricercatore mirano solo a una cosa: aiutare gli esseri senzienti, liberarli dalla sofferenza. Te ne sei accorto? Adesso paghi ugualmente! Pane per tutti!
L’immersione nella Natura delle Cose è l’immersione nell’apparente caos deterministico, nel mondo del fenomenico causa-effetto. È la scuola dell’Assoluto, e allora imparate!
Ogni tanto un po’ di sacrificio fa scena. “Hai visto? Si è sacrificato per noi!” Come no! Voi vi sacrificate perché fate voi, tu, egli, l’altro… L’Altro, quello che non ha “altri”, non si sacrifica perché dentro è l’indescrivibile Armonia evolutiva.

Per rispondere a quei Realizzati che fecero la domanda: il Paradiso non è dentro, non è fuori e chi lo definisce sta parlando di una cosa che non conosce.
Ci sono uomini che parlano del Paradiso, uomini che vivono il Paradiso e uomini che vogliono il Paradiso in terra perdendo “per ora” la speranza di trovarlo.
Il Paradiso non sta dentro o fuori di noi, perché non esiste “dentro” e “fuori”. È proprio lì la questione: il Paradiso non è definito dagli esseri senzienti, non si può posizionare in una persona escludendo le altre; non si può collocare all’esterno né in un posto dove si “deve andare”. Le religioni lo organizzano da un’altra parte così i poveri ignoranti, ammaestrati come serve per raggiungerlo, si comporteranno secondo le regole che li porteranno indietro.
Per qualcuno, andare in paradiso vuol dire uccidere il maggior numero possibile di credenti di un’altra religione. Perché questo gioco è così crudele? Perché sono le stesse parti in gioco che costruiscono gli “altri” e lo organizzano. E se invece di organizzare questo gioco, organizzassimo il Paradiso… non definito?
Si può determinare il paradiso?! Si può determinare l’insegnamento dell’Assoluto?! È una bestemmia! Si sta determinando l’intenzione dell’Assoluto.
Gli esseri senzienti si sono sostituiti alla Legge dell’Assoluto che ha posto l’Infinito e l’Eternità (il Paradiso) nell’essere, nei dintorni dell’Universo, all’interno dell’Universo e ovunque, perché l’Assoluto stesso è il Paradiso. Se non hai il Paradiso non hai niente. Il Paradiso è la percezione della Perfezione del Nulla, della Creazione, della Talità… questo è il Paradiso! È con quel Paradiso che ci si immerge nell’io, nel mio, nell’essere, nei processi mentali. Altrimenti come si fa a conoscere il malato?
Si è “malati” solo della separazione dal Grande Amato. “Io e te siamo solo Io”, ti ha detto. E tu Gli hai risposto: “se siamo solo Io, ci sei solo Tu, io non ci sono”. E Lui: “fai anche tu un infinitesimo io”. Gli esseri sono infiniti di numero e ognuno fa un infinitesimo io. Poi, procedendo nel cammino, ci accorgiamo che siamo Un Unico Infinito Assoluto, la smettiamo di interrompere l’armonia con gli “altri”, col Paradiso, la realizzazione, eccetera… e finalmente ci rincontriamo. Non ci preoccupiamo più solo della sopravvivenza, affannati con la mente, le identità e il sé, e viviamo, sereni e tranquilli, portando il Paradiso ovunque andiamo. Poi, se c’è chi pensa che il paradiso sia necessario “guadagnarselo” aderendo a una religione, gli si spiega e lo si libera dall’impedimento di credere che esista qualcuno, invece dell’Assoluto, che distribuisce i paradisi. Questa è una bestemmia!
Il Paradiso lo Dona solo l’Assoluto, non lo si guadagna seguendo i dogmi e i riti di una religione che ti separa da Lui, facendoti credere che può fare da tramite.
Da Lui non puoi essere separato perché sei una concatenazione di “anellini”. Le chiamano stringhe, ma all’inizio è un unico anello bosonico. È l’anello di un matrimonio stretto da quando sei nato, come Angelo, e che non finisce quando ti realizzi: avrai sempre infiniti universi in cui immergerti, studiare, analizzare, percepire e trovare il sistema di trasmettere la bellezza della Perfezione dell’Assoluto nella Sua Creazione; nella creazione dell’universo, nella creazione di noi, nell’Unica Creazione dove fa Se Stesso.
Non ci sono due divinità, non ci sono due “dei”. Nelle religioni ognuno parla del suo Dio, compreso il buddismo che non ce l’ha. Riconosce un Buddha che insegna la Vacuità della Vacuità.
Procedete, crescete… apprenderete che tutto fa bene, tempra. Ricordate il povero Pomponio? Sorrideva a chi provava piacere nel guardarlo morire, a chi voleva vederlo bruciare, urlare, chiedere pietà. Sereno e tranquillo, osservava sorridente le persone che aveva intorno. La Base, non approvando ciò che gli stavano facendo, non gli fece sentire nulla.

Solo attraverso il vissuto reale è possibile comprendere. Spesso solo attraverso il dolore si capiscono e si approfondiscono le cose, ma non è “dolore” è apprendimento.
Se il Signore ti ha dato quell’apprendimento, impara! Non si può evitare il dolore. “Voglio essere l’uomo più felice della terra” e cosa fai? “Non faccio niente e medito”. Sei un egoista, non sei l’uomo più felice della Terra, sei qualcuno che si fa gli affari propri e non rischia niente.
La Realizzazione, o qualsiasi livello di ricerca, contiene tutti gli aspetti del mare… “se il mare è mosso paga le spese e apprendi”.

Il voto è una cosa sorpassata, non esiste. Esiste una condizione ben precisa: ottemperare all’apprendimento del proprio livello. Se dici di voler liberare il mondo dalla schiavitù o dalla fame, non appena ti muovi ti sparano addosso: “voglio essere Gandhi” e ti sparano; “voglio essere Martin Luther King” e ti sparano. Se vuoi essere Genghis Khan diventa più comodo, perché sei tu ad ammazzare gli altri. Fare del male è facile, fare il bene per gli altri è più difficile.
Allora, a cosa dovete ottemperare? Alla natura interiore che sentite, dovete darle retta. Qual è? Ognuno ha la sua.
“Qual è?” non vuol dire nulla, perché gli esseri sono di tutti i tipi e non sono né buoni né cattivi. Sono come sono. Fate quello che il vostro livello vi dice di fare, se non sapete qual è trovatelo, anche se dite di non sentirlo. Se non ti senti… non ci sei?

Come “nasce” un Angelo”? In realtà il verbo non è appropriato perché un Angelo non “nasce”, l’Assoluto è già in possesso di infiniti Angeli. Separa apparentemente un Punto da Sé, che è Coscienza in ogni Punto. Lo Separa perché Gli Fa Vedere la Creazione in modo separato.
I primi tempi l’Angelo dice sempre “Noi”, e per Lui quel Noi è con l’Assoluto. Poi osserva, guarda, impara e intraprende sempre di più il percorso che lo porta a essere libero nella separazione, perché nell’Unione “non” siamo liberi.
La separazione è graduale, lenta e concordata. Dove inizia il percorso libero, umano o “altro”, l’Angelo sembra non essere più Angelo, sembra perdere una qualche “parte” di “frammento infinitesimale dell’Assoluto”. In realtà non perde niente! Rimane quel frammento dell’Assoluto sempre, e se lo porta dietro (“dietro” perché nello spazio, “sempre” perché nel tempo). Lo porta senza spazio e senza tempo, perché nel frammento l’Angelo resta Angelo; poi diventerà un essere senziente comune e poi… quello che diventerà è uguale. Comprenderà la Talità per “altri” e tornerà, sereno e tranquillo, nella libertà di essere quello che era.

Che relazione c’è tra l’Angelo che “vede” la creazione come “Noi” e l’essere che ripercorre il cammino al contrario per tornare a quel “Noi”? Nella prima condizione c’è solo il “Corpo Spirituale”, perché la Natura delle Cose è esclusivamente spirituale. L’Assoluto è Tutto Infinito Spirito, Puro Spirito. È un dato di fatto per chi ha fede.
La seconda condizione diventa un dato acquisito. perché le dimensioni spazio-temporali che si sperimentano, fanno vivere l’acquisizione di quella scelta e di quella libertà che si ha. La libertà e la scelta si vivono solo perché ci sono i demoni nell’infinita creazione, ed eterni.
È intrigante girovagare negli innumerevoli universi… ma poi, fai lo “zuzzurellone” oggi, fai lo “zuzzurellone” domani, alla fine scegli quale verso prendere: continuare a fare lo “zuzzurellone” oppure occuparti di chiarire la Natura delle Cose, la Realtà, la Verità agli altri. Soltanto che tu puoi chiarire quanto ti pare e l’altro se ne può disinteressare quanto gli pare. Vuoi farlo diventare per forza un Angelo? È vietato dalla libertà che Dio ha voluto. Per forza un demone? Lo sceglie da solo, perché lo dovresti aiutare? Ti chiedono aiuto? Daglielo sempre. È uguale. C’è chi chiede aiuto da una parte e chi lo chiede dall’altra, vanno aiutati. Purtroppo per aiutare tutti non bisogna aver “pietà” di nessuno. La pietà è un brutto sentimento, non è amore. Anche voi sareste disturbati dal suscitare la pietà di qualcuno.

Con il progetto Bits of Future: Food for All si cerca di aiutare chi soffre la fame, ma sembra strano in un mondo come questo, fa sospettare…
Se l’obiettivo è puro si ottiene qualcosa, anche se l’avventura è lunga, faticosa e pericolosa. Ciò implica il fatto che si debba essere decisi interiormente e cercare di arrivare fino in fondo, consapevoli che ognuno soffrirà quello che deve soffrire. È un problema dire a chi non è eterno di avere pazienza. State tranquilli, procedete, fate il massimo sforzo, che vada bene o che vada male.
Purtroppo chi vive la dannazione se l’è creata, chi vive la serenità se l’è creata, chi vive la Talità se l’è trovata. Ma questo, lo ripeto, non vuol dire non soffrire più. Bisogna rimanere immersi nella vita, negli eventi. Tanto le cose vanno come detta la Base.
Preoccupiamoci solo del bene, quello degli altri e anche il nostro. Occuparsi degli altri non vuol dire tenersene vergognosamente lontani, ma essere “immersi” in loro con tutto ciò che comporta: danni, rabbia, odio, incomprensioni… e una Natura delle Cose che vorrebbero “propinarci” in un modo, mentre a volte è in un altro.
Alla fine tutti i “pettini si fermano ai nodi” e si “vede” com’è la situazione. Vi siete impegnati? Otterrete ottimi risultati, non conta se raggiungerete o meno l’obiettivo. Avete fatto il massimo sforzo? Bene. Ricordatevi che non serve a niente. Avete ottemperato. Fine. Al termine del pasto arriverà l’Oste (l’Assoluto) a presentare il conto ai vari tavoli…
Fate i camerieri, continuate a sforzarvi perché le cose vadano in certo verso, imparate e lasciate fare i conti all’Oste.
Con paziente attesa, preparate i piatti per gli esseri senzienti, serviteglieli e attendete che se ne nutrano. Poi aspettate che l’Assoluto porti il conto a ognuno di loro. A voi cosa interessa? Qual è il problema? Siete stati ciotole oscillanti? Non fa niente, è normale. Siete stati egoisti? Non fa niente. Avete fatto quello che sentivate? Perfetto, state sereni! Avete servito? Bravi. Tutti oscillano. E se tu, che vuoi fare il Realizzato, non oscilli come fai a capire l’oscillazione dell’altro?

Ogni partita si chiude con la morte e la vita successiva. Un vecchio tanto tempo fa disse: “quando un essere si suicida si spegne una luce nel cielo, è una stella”. Le stelle sono talmente tante che la maggior parte delle persone non si accorge quando se ne spegne una, ma qualcuno ci riesce.
Purtroppo alcune persone non sopportano l’errore e il verso che hanno scelto. Mai scegliere il verso dell’odio, mai. Cercate di amare sempre e rispondere positivamente a tutto, mai odiare. L’odio è “oscuro”. Quando accade qualcosa e qualcuno agisce in buona fede bisogna rimanere in buona fede, come uno specchio. Se c’è malafede bisogna essere in malafede come uno specchio. Bisogna imparare a fare lo specchio. Ci vuole un’enorme quantità di parole inutili.

NOTE:

(1) ^ Nel Buddhismo Mahāyāna, ogni aspirante alla Realizzazione pronuncia quattro voti. I Grandi Voti, noti come i Voti del Bodhisattva, sono stati spiegati dal patriarca Hui-Neng alla fine dell’VIII secolo d.C., e probabilmente derivano da un “gatha” (canto) sanscrito più antico.
Il primo dei Quattro Voti del bodhisattva è “Shujo muhen seigando”:
“Per numerosi che siano gli esseri senzienti faccio il voto di salvarli tutti”.
(2) ^ Pomponio de Algerio (Nola, 1531 – Roma, 19 agosto 1556) fu uno studente protestante bruciato vivo in una caldaia bollente dall’Inquisizione della Chiesa cattolica. Egli affermò che la Chiesa romana non era la Chiesa universale, ma una chiesa particolare e «nisun christiano restringere se debbe, possendo ogni chiesia particulare in alcune cose errare, et essa chiesia romana in più cose deviare dal vero», come nell’insegnare che il cristiano si salvasse con le opere e «non per il mero sangue de Christo». Negò poi l’autorità del papa, essendo solo Cristo il capo della Chiesa e, riguardo ai sacramenti, negò la transustanziazione (nella teologia cristiana, il dogma per cui nell’eucaristia il pane e il vino divengono, alla consacrazione, vero corpo e sangue di Gesù anche se permangono le caratteristiche fenomeniche del pane e del vino), affermando che «in la eucaristia e cena del Signore riceversi veramente la carne e il sangue de Christo, però per spirito e che in quel pane ve sia non solum gli accidenti, ma anche la substanzia de esso pane».
Gli ambasciatori di Venezia e di Mantova, tra gli altri, rimasero meravigliati dell’imperturbabilità di cui diede prova l’Algerio nell’atroce supplizio di essere immerso in una caldaia contenente olio bollente, pece e trementina (che fantasia demoniaca). In quegli ultimi quindici minuti di vita non emise un lamento e le sue ultime parole furono «Suscipe, Deus meus, famulum et martyrem tuum», “Accogli, mio Dio, il tuo servo e martire”.