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Sull’Acquietarsi della Lampada (Introduzione)

Patrizia Angeletti – – Spazio dei Mondi Quadrati (Courtesy Arte Quantica)

Esiste una questione che nemmeno uno dei più grandi realizzati della storia ha saputo trattare in modo soddisfacente. È un argomento conclusivo per ogni tipo di percorso, per quanto differente possa essere. È molto difficile parlarne… è a dir poco intuitivo. È una specie di “tomba del pensiero”.
Il tema è il seguente: una lanterna è un sistema al buio che mantiene il buio e mostra se stessa consumandosi. Se non si consumasse non potrebbe dare luce, quindi non sarebbe una lanterna, ma nel farlo estingue la sua natura?
Una volta si diceva, paragonandola all’essere, che una lampada non avesse bisogno di un’altra lampada per illuminarsi. Ma come può una lampada, che consuma se stessa, accorgersi di sé?
La lanterna non si illumina dentro, illumina intorno; più illumina, più si consuma e tende a spegnersi, tende al buio. La lampada è la creazione. Fiat lux… e fu la luce.
La lampada attua se stessa attraverso processi di accelerazione delle particelle: brucia, emette fotoni, elettroni, calore, raggi, frequenze… più si mostra, più si consuma e tende a non-essere.
Pensate agli esseri, creati in un sistema dove sono come lampade, particelle di un’immensa lampada chiamata Universo. Quando emettiamo luce ci mostriamo, ma allo stesso tempo ci esauriamo perché bruciamo. Anche il Sole si mostra, si mostra sempre di più e poi esplode estinguendo se stesso. Tende a una fine che è, in ogni caso, la comune conclusione di tutte le cose.
Mentre si consuma per esserci, l’universo si avvia a non esserci sino a spegnersi in un buco nero? E allora qual è il senso della creazione se, una volta accesa la lampada-universo, l’Assoluto le dà valore perché si estingue? Gli eventi all’interno del sistema sono rilevanti per cosa? Sono da considerare “partecipanti” oppure no?
Ritenere, da stolti, che un evento porti alla fine è ritenere che la lanterna, terminando, non esista più; se fosse così non ci sarebbe più né il concetto di lanterna, né il concetto di luce e nemmeno il concetto di termine; perderebbe anche valore il concetto di inizio perché, se tutto scomparisse, tutto perderebbe tutto… Ciò che è perso è perso: la lampada non avrebbe più valore e la luce che ha prodotto nemmeno perché, estinguendosi, non sarebbe più una lampada. Che valore avrebbero, allora, l’esistenza, l’universo, gli esseri e gli eventi? Perché l’Assoluto avrebbe prodotto un evento che rende irrilevante ogni cosa, dal momento che tutto si estingue, nasce per estinguersi e giunge alla totale cancellazione dello suo stesso valore?
Noi viviamo e bruciamo come lampade, la nostra esistenza finisce… e poi? Non c’è più nulla? Non siamo più nemmeno stati? Gli eventi possono essere considerati la “natura della lampada”? Oppure sono solo un po’ di frequenze, colori, luci, suoni, crepitii ed emissioni di particelle che viaggiano, in maniera illusoria, intorno alla lampada che si consuma mostrandosi?
Se la lampada si estingue, termina e nulla più, allora la Natura dell’Assoluto, Colui che l’ha creata, accendendola l’ha condannata alla fine. Possiamo dire che l’esistenza “conforti” il processo infinito quando sappiamo che infinite lampade in questo momento si stanno spegnendo e altrettante infinite stanno nascendo? Nessuno ha saputo rispondere a questa domanda. Chi ha letto con attenzione questi scritti può intuire che esiste una Realtà sottile. Può porsi il quesito, senza cercare una risposta che la mente non può dare. L’inadeguatezza delle parole è evidente. Non possiamo tradurre a parole il fatto che la realizzazione sia l’acquietarsi della lampada, cioè la natura di quell’equilibrio all’interno di un sistema che è “quasi sempre” acceso, e non può venir spento perché perderebbe il valore di essere lampada. Eppure, anche se rimane acceso, è sempre consapevole di andare verso la fine, senza capirne il motivo.
Ma l’acquietarsi della lampada che valore ha? Come tradurre, dall’antichità, quella condizione di un qualcosa di “dominante” nella realtà della quiete dell’essere, che è contemporaneamente non essere? Dovendo scriverle entrambe bisognerebbe cancellare le due parole – perché, sovrapposte, non si capirebbero – e metterle tra due parentesi intorno a un punto. Se si mettono due parentesi intorno a un punto scompaiono, perché devono essere tanto piccole da contenere il punto. Non c’è bisogno di farle “grandi”, come per contenere parole e pensieri.
Le persone cercano di mettere tra parentesi delle parole che, recintando apparentemente se stesse, stabiliscono innumerevoli confini: uno per ogni essere, ognuno i suoi. Tutto ciò è difficile da tradurre in un concetto, che è una percezione all’istante di se stessi. Non si dovrebbe pensare e ragionare credendo che il proprio ragionare sia valido per tutti. Come spiegare che ogni cosa vale solo per un singolo essere ed è proprio questa validità della differenza a rendere tutti uguali? E gli “Altri” sono un unico punto? Non è facile! Come spiegare a un individuo che è una torcia accesa, che più passa il tempo più si esaurisce e sta lì ad agitarsi aumentando il consumo? Conferma così il suo essere torcia, va verso l’estinzione.
Molti di voi vanno verso la vita perché sono ancora giovani, poi il pendio verso la morte diviene sempre più inclinato, con il passare degli anni. Sapete come funziona? Quando si nasce sembra di stare su una tavola dritta, poi si cammina… 10 anni, 20, 30, 40, 50, 60, 70, 80… Più passano gli anni, più il trave si inclina e più si va veloci verso l’estinzione. così funziona una lampada: più passa il tempo, più brucia e si consuma.
La lampada è un esempio antico per comprendere l’esistenza di qualcosa che vive e influisce nel sistema con l’evento del bruciare. Se teorizziamo che gli eventi siano compartecipi dell’estinzione della coscienza in un sistema potremmo dire che non sono illusori. Tuttavia sappiamo che lo sono perché scompaiono in un punto… mettiamo le parentesi e non sono mai esistiti. Non è facile che una mente comprenda questa dicotomia e la faccia propria, ma è molto facile che l’intelletto intuisca. State attenti ad aggiungere parole all’intuizione dell’intelletto; nel momento stesso in cui lo si fa si perde la sensazione che può portare alla Quiete della lanterna. Attenti… non l’estinzione… la Quiete. Cosa vorrà dire “la Quiete”? Chi brucia se stesso in un universo consuma la lampada, punto, e ricomincia. Chi mantiene la lampada in Quiete scardina la Porta sulla Soglia, in Quiete sta, in Quiete rimane, e l’energia a disposizione non si estingue. La memoria del Nulla porta all’Energia stessa del Nulla. Gli eventi di un’esistenza non sono altro che il giusto dono della libertà, compresa la giusta memoria dell’intero sistema nel punto. La lampada, non più vostra, attinge all’Energia della Centrale. I percorsi nell’esistere non consumano l’essere perché l’energia del non essere sostiene ogni esistenza. Anche se la lampada si consuma e il pendio aumenta diventando più ripido, non porta più verso la morte, ma verso il “non essere”.
La lampada acquietata è l’obiettivo per continuare a essere in ciò che esiste nella creazione; coscienza libera che non è più la creazione di un attimo, di un universo, ma la memoria di sempre, e quel sempre è  “l’Attimo sempre“.

L’acquietarsi di una lampada (1) non è qualcosa che si spiega. Anche se le parole che uso, messe insieme sembrano avere un valore, in realtà non ce l’hanno. Non si può attribuire nessun valore, si può trovare solo quella Natura che permette alla creazione di percepire la provenienza dal “non creato”.
Il termine “non creato” rientra nella dualità, la dualità comporta che esista una Provenienza, un altro passetto indietro… la Provenienza dell’Oltre; l’Oltre implica che ci sia qualcosa di qua e qualcosa di là. La provenienza indica un’alfa e un’omega… l’attimo non ha una provenienza. Ogni concetto espresso dalla lampada la consuma; ogni tentativo di trasmettere è luce per stolti; ogni realtà è unicamente il rapporto (il solo che possa esistere) tra l’Assoluto, il Costruttore di infinite torce, e l’illusorio, divertente effetto in infinite esistenze, con infinite sfaccettature, con infinite libertà, ma in continuo consumo di coscienza… intuite!

Siamo torce in estinzione, preoccupati di quale tipo di luce emaniamo: lampi, buio, ombre illusorie, figure che intorno a noi acquisiscono innumerevoli valori, aspetti confortanti o sconfortanti in base ai nostri desideri e bisogni.
Spero che leggendo anche i più “separati” intuiscano; la Base attende le intuizioni, la somma delle intuizioni è la risposta ed è già nella Base, non è certo nelle mie parole inutili. Ciò che realmente partecipa è l’essere con il suo intuire perché è un rapporto “vivo”, reale, in evoluzione.
Auguri per il vostro intuire! Poi andrò a “controllare”, da qualche parte nella Base, la vostra intuizione (ironico). Ritroverete le vostre intuizioni in ciò che scriverò. Siete voi il dizionario, io non faccio che trascrivere.

(1) Lampada, torcia, lanterna… le traduzioni sono tante, non cercate il pelo nell’uovo perché chi lo cerca non si accorge né dell’uovo né di se stesso.

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