Sulla Coscienza Non…
L’essere mantiene la sua libertà, quindi, è la somma delle informazioni nella mente che determina il rapporto con l’intelletto. Ma se l’intelletto non ha portato a termine una sperimentazione, non ha segnato in sé l’obbligo ad agire in un certo modo.
Quando un bambino butta per terra tutte le cose che ha sottomano, sta sperimentando la legge di gravità. Poi, dopo 7 pappe, 10 cucchiai e 20 pupazzi, si ferma. La mente non fa più come vuole perché l’intelletto, che segna tutto, dice: “Mamma e papà si arrabbiano”.
Quello sperimentare è un obbligo. Quanto ci mette un bimbo a obbligare la mente della libertà a identificare la legge? 7-10 giorni, un mese al massimo, poi si stanca di essere sgridato dai genitori e si rende conto che le cose cadono a terra e bisogna raccoglierle.
I tempi per l’apprendimento non sono mai gli stessi in un’evoluzione che passa dall’intelletto all’Anima. Inoltre, qualcuno che passa dalla mente all’intelletto potrebbe ottenere gli stessi risultati di chi passa dall’intelletto all’anima.
Ad esempio uno scienziato può avere un intelletto con 100 sperimentazioni che lo porta a collegare una sequenza di leggi – dunque a realizzare un’importante scoperta – e mantenere l’avidità, l’attaccamento mentale, l’attaccamento alla libertà; un altro può avere un retroterra di migliaia di esperimenti, che hanno stimolato il suo intelletto in una tendenza all’anima (ossia con una intenzionalità reale nel sostenere un processo evolutivo che porti al bene dell’umanità, e non ad accumulare soldi nelle sue tasche). L’oscillazione rimane.
Per lo scienziato arido e avido c’è solo mente-intelletto, intelletto-mente, mente-intelletto… perché ha 100 sperimentazioni. Chi nel suo passato ne ha migliaia, mantenendo la libertà di scelta, ha fatto: mente-intelletto, intelletto-anima (a volte mente-intelletto, mente-intelletto-Anima) cioè si è volto verso motivazioni morali, spirituali. A quel punto, pur ottenendo lo stesso risultato, ha un comportamento diverso. Comportamento che dipende dall’intelletto e da quanto ha sperimentato quella mente.
L’intelletto può dare la stessa informazione, sia che l’abbia acquisita con 100 sperimentazioni, sia che ci sia arrivato con un’oscillazione più profonda, più meritevole. L’intelletto non è un obbligo alla moralità o al giusto, uno scienziato può vendersi per fare le bombe atomiche, vende il suo sapere. Per un ricercatore quanto apprende non serve a niente se non ha la spinta interiore dell’Anima. Il ricercatore non ragiona con i criteri di totale libertà caotica di chi vive nella mente. Il ricercatore è un essere che ha buttato 100 volte per terra il cucchiaio e la pappa, ha capito che esiste la legge di gravità e che il padre e la madre si arrabbiano se devono raccogliere le cose da terra. Poi ha deciso di non farli più faticare, di non buttare più niente sul pavimento e di comportarsi bene. Chi continua a lanciare gli oggetti in terra per stizza, per cattiveria o perché è contento che i genitori soffrano è uno stolto. Il ricercatore ha acquisito una realtà diversa, che sembra la stessa.
“Essere” è “mente” con tendenza al “non essere”, per la ricerca dell’Origine. Con tendenza, non con obbligo. L’Assoluto non obbliga Se Stesso a Se Stesso, CreandoSi come Si Crea. “Così” come vediamo è come Crea… In realtà, può allontanarsi da Se Stesso usando l’Infinito e l’infinitesimale. La matematica dell’infinito e dell’infinitesimale risolve l’enigma. “Potrebbe” e non si allontana da Se Stesso, perché Si “Contiene” e contiene tutto.
La “bolla” apparentemente spazio-temporale (l’universo) è l’allontanamento da Se Stesso, ma è illusorio, per noi, perché Lo contiene. La bolla spazio-temporale – dove il tempo è illusorio e lo spazio è creato ad hoc per ogni universo – è il luogo dove alcuni infinitesimi gestiscono la loro libertà, in una illusoria concezione temporale che è esclusivamente una costruzione della coscienza. Quindi, nel perdurare la separazione dell’apparente tempo, che è coscienza, si sviluppa una potenzialità eterna, ma fatta di attimi.
È illusorio l’eterno perché, in realtà, non possiamo concepirlo con elaborazioni mentali, logiche. Infatti, per quanto possano sembrare apparentemente reali, esse fanno sempre parte del pensiero di un essere il quale, non perdurando, non è Essere. Nonostante ciò noi umanità proveniamo da qualcosa (l’Assoluto) che perdura e non è Essere (concepibile). Ci rimane la libera scelta: puoi essere? Sì. Ebbene sei. Ma questo “sei”, non perdurando, non ci soddisfa, quindi cerchiamo il Non Essere, che è il Vero e Assoluto Creatore di Se Stesso. Questa separazione concettuale, razionale, è un pensiero prodotto dall’essere, ma l’essere non perdura, dunque non perdura nemmeno questa logica concettuale.
Rimarrete sempre insoddisfatti di qualsiasi logica, perché non permane. Non permane perché è prodotta da un essere che non permane. È emessa attimo per attimo, non è reale, non soddisfa. Pur considerando gli innumerevoli aspetti della diversità, credo che tutte le diversità siano irreali perché non perdurano. Può un Essere che Perdura ed è Non Essere, liberarsi attraverso l’essere che non perdura? No. Il Non Essere crea l’essere e nello stesso essere lascia il possesso del Non Essere. Ma il Non Essere che possesso è? Un possesso Infinito. Il pensiero umano deve essere addestrato a questo possesso infinito.
Il terminare in “quanti” di energia di tutto l’esperimento Universo (oggi ne conosciamo uno solo), non lascia che una grande informazione – potremmo dire in bit – di tutti gli eventi dell’intero sistema, il quale diventa quella quantità di coscienza, in un punto, che non può essere cancellata, perché quel punto è l’Hard Disk del computer di Dio. La somma di bit è infinita; la somma dei bit inseriti universo per universo è infinitesimale; il programma non può essere cancellato e tutti gli aspetti delle “figurine”, delle lettere e dei “pupazzi” del programma sono sistemati all’interno del Computer Divino per poter poi rielaborare il “teatro” seguente. Questa è Eternità della Natura Divina. Questa è Eternità della Natura del Programma. Questa è l’Eternità fatta di attimi della libertà del Programma.
Gli attori, all’interno dello schermo del Programma che è un universo, gestiscono la loro libertà come “pupazzetti” che giocano con sé stessi perché hanno trovato un’identità separata, con il Programma che dà loro il massimo della libertà. Interpretano il ruolo che, di volta in volta, desiderano interpretare: chi ci crede di più, chi di meno. Qualcuno pensa di essere Gengis Khan, qualcuno Napoleone, qualcuno un contadino che coltiva il riso o il grano, chi odia, chi ama, chi disprezza e chi compra… e il Computer dell’Assoluto rielabora continuamente il progetto della “continua” (non “futura”) presenza della libertà.
Non c’è un futuro nella libertà. È finita con la parola stessa: “libertà”, punto. Ieri, oggi e domani non ci sono perché la libertà nel programma è la fotografia di un attimo. Non ha senso dire che un programma installato in un computer è presente, futuro o passato. È nell’hard-disk, sta là. Se una mente è preparata, la visione da “una parte” e dall’altra è la stessa, perché l’Assoluto non nasconde a Se Stesso (la Creazione) la Talità. Da una parte e dall’altra è la stessa cosa, perché la vacuità è forma e la forma è vacuità. L’Assoluto non nasconde Se Stesso a Se Stesso.
L’Assoluto nasconde Se Stesso (Creazione) alla Sua Libertà, perché altrimenti avremmo l’obbligo di credere, l’obbligo di amare (e che amore sarebbe?). Lui non obbliga Se Stesso a Se Stesso, prepara il Programma… Non è un Programma presente-passato-futuro perché Lui, senza tempo, mantiene sempre la Sua Libertà, soltanto che ne diviene consapevole in gruppi (diciamo) spaziotemporali illusori che procedono “liberandosi” dall’identità con l’Assoluto (l‘Angelo); poi “scorrazza” liberamente negli spazi preposti, con la coscienza, non nel tempo. Quindi rimane liberamente Se Stesso, non cambia, non modifica le Leggi, non fa miracoli: “cosucce” che servono ai bambini.
Il bambino deve credere a un dialogo, a un Dio taumaturgo. Deve credere a un rapporto, a una intermediazione stregonesca. Non esistono intermediazioni di nessun tipo, tra la Perfezione dell’Assoluto e la Perfezione di come è la Sua Creazione. Se è Perfetto nell’essere è Perfetto nel “non essere”; se è Perfetto nel “non essere” è Perfetto nell’essere. Ogni altra illogica diatriba, sconfina nella stupidità e nella follia del raffigurarsi chi sia, come sia, cosa faccia, cosa voglia, cosa cambi, paradisi, inferni… Dio vuole… Dio è! Come è? Come è!
La legge causa-effetto non ha luogo perché Dio deve realizzare qualcosa. C’è un accadimento in un attimo, un altro accadimento in un altro attimo, un altro accadimento in un altro attimo ancora. Se nel fare una domanda ti poni, nei confronti dell’Assoluto, con un artifizio mirato a ottenere una risposta o realizzare in maniera non spontanea un avanzamento di coscienza, non ottieni risposta. Se invece ti comporti in modo spontaneo (anche attraverso il gioco) hai la risposta. Quello che conta non è solo il tuo livello ma il porti con/al tuo livello. Il tuo livello è perfettamente consapevole che l’esistenza è una sequenza di attimi interpretati continuamente in modo differente a seconda dei fotoni, delle percezioni, di ciò che vedi, dell’entanglement, delle modifiche ormonali, dell’atteggiamento di chi hai accanto… quante interazioni vogliamo elencare che cambiano, attimo per attimo, le risposte degli esseri? Ce ne è una molteplicità talmente vasta da essere impossibile determinare il perché qualcuno faccia una domanda e voglia ottenere una certa risposta. La risposta che ne viene è l’elaborazione di un altro attimo interiore. L’Assoluto è infiniti attimi di questa libertà. Non scorrendo il tempo gli infiniti attimi sono tutti presenti. Lui è fatto così. Sappiamo che è Infinitamente Libero. Il soggetto infinitesimale, compartecipe della Sua Libertà, si rende conto di poter arrivare per logica alla Talità. La Talità è “Tale e Quale È”.
La scienza deve arrivare al suo punto morto. La scienza ha un limite: tutto ciò che è creato in un sistema è il limite di esistenza stesso del sistema. Sappiamo che i processi evolutivi portano al buco nero, c’è un tempo in cui il sistema consuma sé stesso (il Sole si spegne e così via)… il limite di coscienza di un sistema è la quantità di leggi che contiene. Il massimo teorizzabile della scienza di un sistema è un mondo, o un’astronave, che ruota nei dintorni dell’ultimo buco nero prima che evapori completamente e ne assorbe l’energia per sopravvivere. Un progresso scientifico enorme in un universo spento, disperso, fatto solo di buchi neri, intorno all’ultimo dei quali si mantiene una civiltà avanzata. Una civiltà fatta non di corpi, ma di sistemi, di coscienza; di particelle ormai assolutamente esperte di tutto l’universo.
Il sistema è limitato dalle sue leggi. Non c’è di più. Tutto ciò che inizia è destinato a finire. L’ultima coscienza che “gironzola” nei dintorni dell’ultimo buco nero è destinata a finirvi dentro quando terminerà l’energia che il buco nero sta perdendo. A quel punto la somma delle leggi verrà assorbita, conosciuta, e tutto finirà come deve finire.
Il tempo è relativo al sistema, non c’è il tempo nel non essere. Nessuno avrà perso tempo, ognuno avrà prodotto al massimo il suo livello di coscienza ed evoluzione e ognuno andrà dove deve andare: qualcuno andrà a insegnare in un sistema meno avanzato, qualcuno andrà avanti, qualcuno indietro… A volte si torna alle elementari, come maestri, o alle superiori. Si può fare il professore all’università e così via. Il livello di coscienza acquisito non è altro che qualcosa che nel futuro dell’Assoluto, essendo senza tempo, fa parte del Suo Continuo Presente. Per noi è acquisizione di coscienza, per Lui è la Realtà dell’Essere Presente alla Sua Assenza. Punto. Essenza. È Presente. In caso contrario sarebbe Assente a Se Stesso.
È inutile cercare motivazioni in ciò che Non È, perché fanno parte della logica di ciò che è. Essendo noi ciò che è (eccoci qua), dovremmo imparare a produrre concezioni di ciò che Non È, ma Lui non ci nasconde la Sua Natura. Non ha creato per prendere in giro le Sue creature, come vorrebbero far credere alcuni “pupazzetti”: attori in un teatro che sta andando gradualmente in disuso per quanto è ridicolo.
“NON” senti più la mente? Ehi!? Lettore!? Le parole sono inutili, fatti furbo, arriva a dire “Non”. Come si arriva a dire “Non”? Ci si arriva perché si è preparati. L’essere senziente non può perché cristallizzando parole, parole utili e coscienza di ciò che afferra, rimane con in mano ciò che afferra, che non è eterno, che non è niente. E il ricercatore?
Quando qualcuno dice “non c’è niente da afferrare” si dovrebbe rispondere: “ecco, ci sei!”, perché la logica all’interno del sistema afferra tutto. Hai finito? Bravo. Vai oltre “Non” e fermati là. Sei arrivato! Ma come ci sei arrivato? Comprendendo, cristallizzando parole, facendo riti, pensieri, evoluzioni e identità. Ti sei divertito a fare tante recite, hai fatto l’attore. Ti togli la maschera, il vestito si affloscia, dentro non c’era niente e… finalmente il teatro contiene il suo vero Attore: il Nulla che Tutto contiene. Quando termina il sistema, quando finiscono gli attori rimane l’unico vero Attore nel Teatro Vuoto: “Non”. Rimane “Non”.
Ci sono tanti “miti” che dovete sfatare. La realizzazione non è un “pancione”, né una figura. La Realizzazione non è un evento eclatante. Sapete cosa è eclatante? La prima illuminazione. Con la prima illuminazione sembra ti si sveli un mondo sconosciuto; con la seconda è sempre bello, ma è qualcosa che hai già vissuto, e così la terza, la quarta… quando arrivi intorno alle dieci, quindicimila pensi: “sì… ho intuito questo, ho percepito quest’altro… ma mi manca sempre qualcosa!”.
Quando arrivi alla Realizzazione, essendo la Realizzazione la Talità, è “Tale e Quale È”. Se qualcuno chiedesse a un Realizzato: “Chi sei?”, gli risponderebbe: “Sono Tale e Quale È”. L’altro lo guarderebbe e non capirebbe. Sentirebbe qualcuno che pronuncia delle parole, ma chi pronuncia quelle parole ne ha perso il valore perché si sente finalmente ciò che è: “Tale e Quale È”. Il primo non dà nessun valore a quanto ha trovato, il secondo pensa: “che cosa mirabile hai conquistato!”. Quanti nomi famosi dello e nello Spirito? “Tale e Quale È” non è un evento di chissà che rilevanza. Nessuna formica dice: “io sono una formica”, né la volpe, né l’avvoltoio, né il falco, né l’elefante. Nessuno di loro dice: “io sono questo”, lo è e basta. L’essere, invece, dice “io sono questo” e gioca a fare il teatrino con l’identità di ciò che ha scelto di essere. Io sono questo punto. Che altro ti posso spiegare? Con le parole di chi? Io sono questo e tu sei l’altro.
Chi fa più rumore è “presente”, chi sta in silenzio non è “presente”. Molti credono che quando qualcuno non è presente e rimane in silenzio non sia Reale. A volte è più Reale di altri! La coscienza non ha bisogno di essere presente urlando, già pervade tutto. Non bisogna necessariamente fare lo sforzo di rappresentarla, già pervade. Non fate eccessivi sforzi, non serve!
Questo scritto si intitola “Sulla Coscienza Non…” dopo il “Non…” ognuno aggiunge sé stesso. La Talità non è la costruzione di un essere; È come È, Tale e Quale È. Ecco perché gli esseri, che nella loro natura sono quello che sono, non debbono evolvere nella loro Natura più profonda. Evolve un corallo? È Tale Quale È. L’essere – nella libertà – sembra debba evolvere, ma anche lui è Tale e Quale È, solo che ha acquisito la coscienza della libertà. Dunque è Tale e Quale È in tutti i suoi aspetti, da demone ad Angelo. È uguale. È uguale! Mi dicono: “blasfemo!”. Sei tu blasfemo se proponi un Dio diverso da un punto a un altro. E con cosa? Con la tua coscienza. La coscienza! Oddio mio! La coscienza. È preferibile parlare con un muro. Parlare con un muro a volte è più interessante, come guardare la lavatrice.
Far realizzare un muro è difficile, ma se ti impegni piano piano ci riesci. Calcolando che la terra ha ancora circa 400.000 anni di vita prima che l’onda di energia prodotta dell’esplosione di due supernove la colpisca mettendo fine alla sua esistenza, possiamo dire che, col passare dei millenni, la muraglia cinese diventerà una sequenza di Realizzati. Si dovrebbe attendere che le mura si sbriciolino, divengano terra, vengano “metabolizzate” nelle piante e dalle piante passino all’essere.
Hanno calcolato i tempi di disfacimento dei corpi e delle ossa (esclusi quelli mummificati) e hanno stabilito che, mediamente, ogni essere possiede almeno un atomo di tutti i più grandi personaggi della storia dell’umanità. Ognuno di noi ha almeno un atomo in comune con Giulio Cesare. In realtà abbiamo anche atomi degli altri, ma i personaggi più famosi li conosciamo, mentre non conosciamo i trecento milioni di contadini sparpagliati nel vento.
Non possediamo solo l’atomo di Napoleone, ma anche quelli di ogni altro essere, in una quantità immane di bilioni di trilioni. Quindi, considerando ciò, credo che abbiamo più o meno ingerito mediamente parecchie parti sbriciolate degli atomi, delle mura, di questa specie di “marmellata” umana presente sulla superficie terrestre. Stiamo partecipando all’abbuffata della Terra. Chi se ne accorge, si accorge anche che, mano a mano, gli “altri”, anche nel fisico, sono tutti in te. È un calcolo scientifico o pura follia?