Sul Percorso Verso la Base (Parte 6 – Sulle Regole per il Percorso)
Come percepire, noi esseri senzienti, Tale natura perfetta perché vuota? Perfetta perché in un “movimento” continuo illusorio, composto da attimi (1)? Tale coscienza, contenente la natura del fenomenico, può concepire il tutto.
Tale è l’universo, tale è l’interazione, tale è la possibilità della coscienza del singolo punto-essere.
Liberando gli esseri dall’illusione della realtà concettuale, si può giungere alla coscienza intuitiva che non usa le parole, simbolo e contemporaneamente recinto di valori: elaborazioni concettuali di una realtà che è tutt’altro o… Altro che sembra Inconoscibile. Conoscere è di più ancora. Avere coscienza del tutto è la vera meta che offusca ogni paradiso statico e conduce a un Paradiso non definito; scelta necessaria e gioiosa per continuare senza tempo, ma con una coscienza tendente a… (Non si possono pronunciare parole che poi diverrebbero utili per inventare una meta).
– Ogni azione di un ricercatore non ha un valore assoluto da elencare, non può essere descritta come “poco giusta” o “molto positiva”, o il suo contrario. Ogni valore è dato dal complesso, diverso e unico essere che agisce sottoposto alla propria natura. Qual è il valore giusto o errato? Che spessore o profondità ha nel contesto in cui viene espletata tale azione? Non potendo individuare tale meravigliosa unicità di ogni singolo essere, il ricercatore eviti ogni giudizio. Non mostrerebbe che la sua ignoranza, il suo discriminare per un interesse personale.
– Ogni pensiero di un ricercatore va visto come una prospettiva per agire. Tale pensiero, che traduce a parole, nella mente, un qualsiasi percorso, va considerato come un’azione interna; pertanto vanno considerate le intuizioni e non le parole.
– Ogni pensiero di odio, ogni osservazione maligna, ogni altra cosa della stessa specie negativa, è soltanto organizzarsi il palcoscenico della nostra futura recita. Il ricercatore, per meglio aiutare gli esseri, organizza lo scenario migliore per quest’opera.
(1) ^ Li chiamiamo “attimi” per indicare, in realtà, nessun tempo.