Il Vuoto Quantomeccanico
Le sorprese furono 2: la distribuzione elettronica non era affatto continua, come si era sempre creduto, bensì lasciava delle “soluzioni di continuità” tra i numeri atomici 71 – 72 e 103 – 104. Appariva quindi un’area vuota, una sorta di “scantinato” della materia che Corbucci denominò “Vuoto Quantomeccanico”.
Inoltre l’ultimo livello quantico (n = 8) risultava “completo” al numero atomico 112 elementi, con la conseguenza che il sistema periodico non poteva fare a meno di avere un limite obbligatorio a 112 e non già a 126! (Assunto che appariva assurdo nel 1978, quando la tavola periodica era stata riempita fino all’elemento 106 e la Germania era candidata a realizzare l’elemento con 114 protoni, sulla base della Teoria del numero magico di Mayer, Jansen e Wigner, premiata col Nobel nel 1964 e per questo aveva impiantato a Darmstadt il mostruoso Acceleratore Lineare UNILAC).
Con grande sorpresa i fisici del GSI di Darmstadt si accorsero, provando e riprovando dal febbraio 1996 al 2000, che “inspiegabilmente” (!) non si assemblava un atomo con numero atomico maggiore di 112. Corbucci, convocato in Germania dal Prof. Sigurd Hofmann, disse perentoriamente che la ragione del mancato risultato andava ricercata in un limite strutturale dell’atomo a 112, che il modello “classico” non prevedeva.
In quello stesso periodo (ottobre 2000) al CERN di Ginevra fervevano i preparativi per il “finale” dell’esperimento di collisione e-/e+ , che avrebbe dovuto portare a “catturare” la attesa “particella di Dio”, il bosone che, secondo Peter Higgs, agirebbe come dispensatore di massa per le particelle sub-atomiche. Corbucci propose al direttore Maiani una teoria alternativa, quella del Vuoto Quantomeccanico: lo “scantinato” vuoto da cui avrebbe origine la materia.
È bene far notare che, a dieci anni di distanza e nonostante gli enormi capitali investiti, nessun esperimento ha rivelato il fantomatico bosone di Higgs.
Ma il bosone di Higgs non è l’unica particella “irreperibile” prevista dal modello standard, stessa sorte è condivisa dal gravitone, supporto mediatore della forza gravitazionale. Ed infatti anche in materia di gravitazione i conti della fisica “ufficiale” non tornano.
Ormai da decenni si è constato che due corpi fatti di materia diversa, non cadono a terra con la stessa accelerazione “g”! È stato osservato sperimentalmente che, nella caduta libera di una sfera di ferro ed una di alluminio, quella di alluminio è soggetta ad una accelerazione maggiore.
Questa osservazione ha mostrato un risultato assolutamente in contrasto con la teoria newtoniana della gravitazione universale (1). È stata pertanto introdotta la teoria della 5° forza secondo cui oltre alla gravità che, per così dire, “tira in giù” (attrattiva), esiste una “antigravità”, che “tira in su” (repulsiva). Quest’ultima attraverserebbe senza effetto frenante cospicuo atomi di basso numero atomico, mentre frenerebbe sempre più sensibilmente la caduta degli atomi man mano che aumenta il numero dei loro protoni nel nucleo.
La soluzione ipotizzata da Corbucci in alternativa a questa spiegazione “ufficiale” è che la gravità non sia una forza. Non c’è nessuna corrente di quantità di moto, che faccia da “spoletta” tra due gravi. La gravità “s-corre” (senza corrente di mediatori = non ci sono i tanto ricercati gravitoni!!!) all’interno del “sotterraneo” dell’edificio atomo (il vuoto quantomeccanico appunto) arrivando immediatamente, senza che intercorra il minimo tempo di propagazione.
L’osservazione sperimentale ha permesso di riscontrare come gli effetti gravitazionali provenienti da aggregati lontanissimi arrivino sulla terra, attraverso una sorta di “scorciatoia” (2).
Alla luce di questa nuova concezione della gravità, si comprende la ragione per cui una palla di alluminio cade più veloce di una di ferro.
E’ evidente che gli elementi in ordine crescente di numero atomico, dall’idrogeno all’atomo 112, non sono altro che Vuoto Quantomeccanico (il pozzo senza fondo = il “sotterraneo” della materia), contornato da una “carrozzeria” sempre più “ingombrante”. L’idrogeno equivale ad una Ferrari vestita con un vestito leggerissimo ed è dunque l’atomo più “sprint” in caduta libera. L’accelerazione diviene sempre meno di 9,81 m/sec2, passando all’elio, al litio, al berillio, al boro, ecc.
Il Vuoto Quantomeccanico è il mezzo attraverso il quale avviene la comunicazione tra tutte le particelle dell’universo. E’ il luogo dove ha collocazione ogni cosa che non trova collocazione nei “luoghi” della fisica, è il luogo dove risiede il pensiero, dove risiede Dio.
Non avendo pareti di Bloch (3), il Vuoto Quantomeccanico presenta la sorpresa matematica di avere dimensioni uguali alle dimensioni dell’universo. Come fa una cosa grande come l’universo a stare “dentro” al nucleo di un atomo che è piccolissimo? Ci sta senza problemi. In verità l’universo è un buco enorme. Gli atomi con le loro particelle e con i loro elettroni avvolgono questa voragine e poi in tanti si mettono insieme per fare la materia.
http//freeforumzone.leonardo.it/lofi/MASSIMO-CORBUCCI-E-IL-VUOTO-QUANTOMECCANICO/D8649035.html
(1) Cfr. www.bioenergyresearch.com/corbucci/index.htm. Infatti, secondo la teoria della gravitazione universale di Newton due corpi di materia diversa cadono a terra con la stessa accelerazione g. Verso la fine del ventesimo secolo si è invece preso atto del fatto incredibile che, lasciando cadere da una cospicua altezza, in un tubo vuoto due sfere, di cui una di alluminio e l’altra di ferro, la prima a toccare terra fosse l’alluminio. Sembra che tanto minore sia il numero atomico (l’alluminio -n.a. 13) tanto più cade a terra con una maggiore accelerazione, mentre quanto maggiore è il numero atomico (ferro -n.a. 26) tanto più lentamente il corpo cadrà a terra.
L’EVENTO delle DUE SFERE di Alluminio (n.a. 13) e di Ferro (n.a. 26) è lampante al fine di correggere L’Ipotesi ERRATA di Newton (NON PIÙ TEORIA), ed è illuminante riguardo la maggiore validità della Teoria di Una Tabella degli Elementi con Vuoti Quantomeccanici. Vale a dire con un maggior Scantinato (più vuoto – più vicino al Bo Nu) che dall’Idrogeno diminuisce in maniera graduale verso gli elementi considerati per “GRAVE ERRORE” più pesanti, quindi maggiormente soggetti alla GRAVITA’.
Non c’è Spiegazione da parte delle due Ipotesi (Relatività e Quantistica) di Gran Moda, più che di Gran Contrasto. Dunque un maggior “vuoto” è maggior Gravità, maggior “vicinanza” al Bo Nu. Più limpido di così! Maggior Attrazione del Vuoto, maggior gravità. Dobbiamo considerare i collegamenti della Teoria di Corbucci alla nostra Ipotesi (per ora) del Bo Nu.
(2) Nel 1916 Ludwig Flamm teorizzò il cosiddetto Wormhole, una ipotetica caratteristica topologica dello spazio-tempo che fungerebbe da “scorciatoia” tra un punto dell’universo e un altro, permettendo di viaggiare più velocemente di quanto impiegherebbe la luce a percorrere la distanza attraverso lo spazio normale. Successivamente Albert Einstein e Nathan Rosen, che pubblicò per primo i risultati nel 1955, teorizzarono i Ponti di Einstein-Rosen: collegamenti tra aree di spazio che possono essere modellati come soluzioni di vuoto nelle equazioni di Einstein combinando i modelli di un buco nero e un buco bianco.
(3) La Parete di Bloch è un limite ideale di separazione tra due regioni caratterizzate da differenti proprietà (ad esempio un protone può essere considerato una “pallina” la cui superficie delimita la demarcazione di una regione con differenti proprietà, che appartiene all’elettrone). Sono anche dette Pareti di Bloch le regioni di spazio in cui lo spin elettronico muta gradualmente la propria orientazione (10 – 100 nm). Un’importante proprietà delle pareti di Bloch è la loro mobilità. L’applicazione di un campo magnetico provoca l’espansione dei domini con una magnetizzazione concorde e questo avviene mediante uno spostamento delle pareti verso l’esterno (cfr. D. Mazza “Materiali per L’Elettrotecnica”, Dipartimento di Scienza dei Materiali e Ingegneria Chimica. Politecnico di Torino; G. Franceschetti: “Magneti Permanenti” http://web.mclink.it/MC5690/index.html.
Secondo la teoria di Massimo Corbucci Il Vuoto Quantomeccanico può essere rappresentato come una “particella senza pareti” (cfr. M. Corbucci. “Alla scoperta della Particella di Dio”. Macro Edizioni, Cesena).